martedì 26 novembre 2013

L'ultimo volo Cap.6

Capitolo Sesto
SOTTO IL CIELO DEL DESTINO
(parte prima)

Nelle ultime tre settimane di Novembre e la prima di Dicembre, gli incontri professionali tra Nik e Monnie  si intensificarono: quel loro incontrarsi di nuovo, per vie diverse da quelle programmate, aveva riavvicinato quelle due personalità complesse. Si sentivano bene adesso, era chiaro per entrambi e negli sguardi non c’era più “paura” ma solo una piacevole presenza: Monnie aveva bisogno di Nik come medico ed era abbastanza ragionevole che lei si fidasse di lui e Nik lo sapeva bene. Monnie si sentiva nuovamente viva e sebbene gli incontri erano settimanali gli effetti  benefici sul suo umore perduravano nell’attesa tra un incontro e l’altro. Certo, non sperava che la loro relazione avesse potuto riprendere il volo, ma essersi piano piano riappacificata con i suoi stessi sentimenti contrastanti la faecva stare bene e lo faceva stare bene. Capitava ogni tanto qualche sguardo languido da parte di entrambi ma questa volta Monnie sapeva di aver sofferto troppo per fantasticare ancora, quindi decise di aspettare, anche secoli se ne valesse la pena, che Nik facesse una qualche mossa.
Intanto a casa di Monnie e Seth da qualche tempo era ritornata anche Lauren, con il suo fare impiccioso, ma questa volta Monnie sapeva bene come comportarsi: non una sola  parola era scappata via dalla sua bocca riguardo a Nik, neanche con Seth, con il quale aveva inizialmente condiviso la sua avventura erotica con il giovane medico, solo Jovy conosceva la storia di quell’amore negato. Dopo una decina di giorni, verso la fine del mese di Novembre, capitò un giorno a pranzo, con Seth ed altri amici, che si parlasse di come Lauren si comportasse strana negli ultimi giorni come se la sua cotta per un ragazzo (dal nome misterioso) le avesse fatto perdere la testa ed avesse preferito frequentare così altri “ambienti”, più, come dire, altolocati, tipo Josep il farmacista e il giovane medico su cui tutti sapevano che lei ci aveva messo gli occhi e chiaramente le intenzioni, trascurando i vecchi amici di sempre. A quei commenti Monnie perse l’appetito, la tachicardia, il dolore allo stomaco, la mente in panico…un attacco di panico in tutti i sensi!Si alzò un attimo dalla tavolata con il telefono in mano, uscì fuori dal ristorante e chiamò tutta tremante Jovy, confermandole la sua tesi sulla biondina scialba e petulante. Non appena Monnie concluse la telefonata, un macigno le premeva ancora il cuore: possibile che a lui potesse piacere Lauren? Quella sera stessa, Seth aveva organizzato una festa un po’ particolare ed invitato tanti suoi amici tra cui Jovy ed anche Lauren. Monnie sapeva che doveva lottare per quell’amore, la disturbava fortemente il pensiero che una “come” la vipera ossigenata entrasse nelle  grazie del bel medico, che , al quanto pare, godeva ultimamente di molte spasimanti. Gelosia, rabbia, orgoglio: quante sensazioni stava provando negli ultimi giorni la sfortunata maestra d’asilo! 

martedì 19 novembre 2013

L'ultimo volo Cap.5

Capitolo Quinto
SWEET NOVEMBER
(parte quarta)

Sapeva benissimo a cose sarebbe andata incontro, ma questa volta conosceva il suo avversario. Da quella domenica pomeriggio, non vagava più nella memoria di quell’amore rubato, adesso lo voleva puro, sin dall’inizio perché aveva finalmente ammesso a se stessa che di Nik, per quanto dicesse pubblicamente con gli amici stretti di non esserne emotivamente coinvolta, ne era innamorata, anzi, che lo amava. Ma la domanda principale che ci potrebbe porre, allora sarebbe: come si può pensare di “amare” una persona solo per le forti sensazioni che ti dà e dato, senza contare a quante volte ci ha strappato il cuore dal petto per i suoi sbagli, per i suoi comportamenti infantili e le parole sarcastiche e pungenti che non meritiamo? Al di là di queste domande, Monnie era così accecata da quelle forti sensazioni vissute sin dall’inizio per e con Nik, che anche la rabbia, la gelosia e la solitudine che derivava dalla sua continue assenza volontarie,  le davano lo stimolo per non mollare e credere fantomaticamente che  fosse la persona giusta. Ma si può scappare dalla persona giusta? Di sicuro , Monnie non lo era per lui visti i suoi atteggiamenti distaccati, ma in realtà Nik sapeva bene perché fuggiva. Non scappava da lei in quanto Monnie, scappava da lei perché la paura di innamorarsi era vibrante sotto la sua pelle ad ogni loro incontro e lui non voleva viverle più quelle emozioni anzi, le detestava quindi automaticamente lui detestava Monnie. Il sesso è un buon compromesso tra l’amore e il freddo distacco emotivo: la passione dell’atto erotico culmina con una serie di movimenti meccanici, invece fare l’amore lo fai con il respiro, con il tocco, con la voce, con l’amore.
Monnie conosceva ben poco Nik, ma lo amava abbastanza da perdonargli il suo freddo distacco, convinta che all’amore si rispondesse solo con l’amore, mentre lui usò l’indifferenza.

Dopo circa u paio di giorni dalla domenica della scampagnata, Monnie iniziò ad accusare alcuni fastidi all’addome. Dapprima non se ne preoccupò e cercò di regolarsi nella dieta e diminuì il vino rosso, ma i dolori non scomparvero e cominciò a parlarne anche con Jovy, la quale con un sogghigno le consigliò di farsi visitare da Nik, visto che era molto più immediato poi perché comunque molto bravo nel suo lavoro. Tanti interrogativi e ripensamenti,  quando alla fine l’unica cosa da fare era chiamarlo per fissare un appuntamento, da paziente questa volta.
Poiché il coraggio di sentire nuovamente la sua voce sbiascicare degli asettici “ ciao come stai” Monnie non l’aveva più, decise di inviargli un sms, telegrafico e preciso senza alcuna emotività. Qualche ora dopo, lui la richiamò e per telefono lei gli riassunse i suoi sintomi così da spiegargli il motivo di tale incursione o forse voleva sincerarsi che quella telefonata non fosse servita per altri scopi. Questa volta Monnie stava male davvero, niente di grave,  lui la visitò scrupolosamente. Certo, l’imbarazzo tra i due era palpabile: entrambi se la ridevano, Monnie soprattutto perché non appena lo guardava se ne innamorava di più. La sua voce, il suo respiro, il suo modo i cui la guardava e quel suo balbettare dolce che la faceva impazzire. Si, impazzire di un amore che non ci sarebbe stato mai.

sabato 16 novembre 2013

L'ultimo volo Cap.5


Capitolo Quinto
SWEET NOVEMBER
(parte terza)

Passarono una decina di giorni quando il solito Piek, che era legato a Monnie da un affetto fraterno, le aveva proposto di unirsi a lui in una scampagnata, a casa di uno di quei ragazzi che lei aveva conosciuto alla festa di Halloween, giusto per farla distrarla un po’, perché, per quanto lei non ne parlasse con nessuno, eccetto la solita Jovy, le si leggeva in viso che felice non era. Magari qualcuno poteva pensare fosse a causa della rottura della storia con Fabien, ma di lui non c’era mai stata traccia nel cuore di Monnie. Quella domenica mattina di metà Novembre il cielo era plumbeo e i raggi di sole facevano fatica a trapelare, la temperatura era insolitamente mite e gli occhi azzurri di Monnie erano avevano lo stesso color del cielo di Giugno, sereni e lucenti come sempre. In macchina con Piek c’erano altre due simpatiche ragazze, appena conosciute, con le quali avrebbe avrebbe trascorso una bella giornata. Così, non appena arrivarono, non appena Monnie uscì dalla macchina di Piek, il ritmo cardiaco era completamente impazzito e le sembrava di non riuscire più a parlare: che ci fosse anche Nik, lei non se lo era  neanche chiesto, ma la sua anima le stava confermando tutto l’opposto e da quel momento in poi, anche le sue speranze di essere trattata come “un’amica” cominciarono a trapelare nei suoi occhi, che improvvisamente iniziarono a brillare.
Non ancora consapevole della sua reazione, semmai ci fosse stata, Monnie, che era stata una delle prime ad entrare in quella casa in cui si sentiva già aria di festa, trovò Nik nei pressi dell’entrata. Come al suo solito, il giovane medico rimase con lo sguardo bloccato negli occhi di Monnie, a bocca aperta, con il cuore che gli batteva. Forte. Non fortissimo come per Monnie, ma il suo sillabare quando la salutò, le diede la certezza che indifferente non era. Ma perché quelle emozioni? Può solo l’imbarazzo di una storia di sesso che hai chiuso da mesi a far palpitare il cuore?  Quanti interrogativi aveva Monnie.
Nik la guardava, le girava accanto, la scrutava e intanto faceva finta che fosse una delle tante in quella situazione. Mentre camminava, parlava con altre, beveva e mangiava, la osservava e notava  i suoi sorrisi e la sua facile propensione ad essere dolcemente amichevole con tutti. Lui, nascosto dalle sue stesse emozioni, non faceva altro che puntare su quegli occhi azzurri, tanto che adesso era Monnie ad essere spiazzata: perché così tanti sguardi diretti ed inequivocabili? Quali messaggi erano veicolati? Intanto lui fuggiva, le stava lontano, ma Monnie non era interessata a rincorrerlo nuovamente, in fondo lei era emotivamente serena, seppur eccitata, e voleva sorridere al mondo e dimostrargli che, comunque, lei stesse bene, anche senza di lui! Era a suo agio in quell’ambiente, si muoveva tranquillamente, parlava e rideva con tutti, con Piek e soprattutto con una delle ragazze che erano venute in macchina con Piek, una certa JeiJei. Una ragazza tutto pepe, esuberante, amichevole, che era in quel giro di persona da qualche anno e conosceva bene quasi tutti, e anche il “suo” Nik. Proprio riguardo a stupidi commenti femminili sull’aspetto fisico di qualche ragazzo, JeiJei si lascò sfuggire un apprezzamento ammiccante nei confronti di Nik, intuendo Monnie che non le era indifferente. – Guarda, tra ci sono tanti ragazzi carini, tra cui Luk, ma in fondo, anche LUI non è male, anzi-  disse a Monnie nel momento in cui Nik passò davanti a loro e continuò – inoltre lui sembra più affidabile-. Nessuno, nessuno tranne loro due sapevano ciò che avevano passato. A quella battuta di JeiJei, Monnie rispose con un espressione di sufficienza: era abbastanza sufficiente non destare sospetti ma vivere tutto in silenzio, non per vergogna bensì per pudore e per non pubblicizzare quell’amore infranto, nella speranza che tale riservatezza l'avrebbe premiata. C’era anche Josep. E mentre parlavano , Nik da lontano puntava a loro, incuriosito, impaurito o chissà, Josep era invece propenso alle relazioni sociali e poi, aveva sempre la battuta pronta e metteva allegria. Monnie gli chiese anche di Lauren, vista questa nuova ed assidua frequentazione e lui rispose che lei sarebbe dovuta esserci ma che per alcune ragioni alla fine aveva optato di non venire alla scampagnata. Un altro tuffo al cuore per Monnie: se ci fosse stata la saccente vipera avrebbe trascorso tutto il tempo incollata a Nik da finta amica, e lei lo sapeva: li aveva visti quella sera della festa in maschera come lei lo comandava a bacchetta! Ebbene sì, Monnie era molto gelosa, in fondo,  non tanto se i due avessero o no avuto già un “qualcosa” tra loro, ma per il rapporto di intima complicità che lei non aveva più.

Quando a Marzo Nik e Monnie si conobbero, durante la festa del fidanzato di Jovy, entrambi furono colpiti da un sentimento indescrivibile, nel senso un sentimento non letteralmente indefinibile. Fin da subito, Monnie si sarebbe dovuta accorgere in quale mare sconfinato di problemi si stava per immergere! Eppure lui sembrava così interessato a lei sin dall’inizio di quella conscenza che le aveva fatto ben pensare. Addirittura, lui chiese di Monnie qualche giorno dopo a Jovy. Supposizioni, speranze, forse la sua era solo curiosità, quella  di aver conosciuto una ragazza molto perspicace, che in pochi secondi aveva già capito tutto di lui: solo dal nome e dal suo cognome Monnie era risalita alle sue origini paterne, così per intuizione logica,  visto che suo  padre era originario della sua stessa zona. Inoltre quella famosa sera del festino, Monnie aveva forse esagerato con il vino ed era particolarmente allegra, sicuramente meno introversa e seriosa di come poteva essere in realtà e quindi più propensa a relazionarsi, soprattutto con quel giovane dallo sguardo magnetico e dall’ aspetto da bravo ragazzo, che però, in realtà, le avrebbe spezzato il cuore. 
Chi l’avrebbe detto che l’amore avrebbe reso tutto più complicato? Ecco, adesso dov’era la complicità tra Nik e Monnie, quella sera del party della specializzazione di Monnie, a cui prese parte insieme a  Josep,  sconosciuti sino a 13 giorni prima? Quante volte avevano parlato e riso insieme, e soprattutto quante foto sono rimaste a Monnie, di quella sera, di quei suoi sorrisi a cui adesso lei non sapeva dare nome.

venerdì 15 novembre 2013

L'ultimo volo Cap.5


Capitolo Quinto
SWEET NOVEMBER
(parte seconda)

Ormai quei destini si erano incrociati nuovamente, forse il fato non aveva proprio agito da solo, ma Monnie era davvero decisa a non perdere Nik per nessuna ragione al mondo. Così, dopo essersi visti, entrambi sapevano che sarebbero salutati, parlati e nessuno dei due avrebbe riaperto le ferite inflitte in estate, perché in fondo, chi avrebbe avuto ancora il coraggio di parlare di ciò che si era consumato tra loro, tra le lenzuola?
Monnie era comunque felice, trepidante, allegra con un filo di malinconia nel cuore: aveva tutta la sala sott’occhio, con lo sguardo ammiccante controllava tutti gli spostamenti del giovane medico, e soprattutto se Lauren era lì con lui e con Josep. Ultimamente la ragazzina arguta dal caschetto biondo era diventata onnipresente nella comitiva di Josep,  e Monnie sapeva bene il perché. Una volta accadde, a casa di Seth e Monnie, che Lauren parlasse del più e del meno con Monnie, e che le  chiedesse espressamente di come fosse finita tra lei e Nik. Monnie allora, confermando nella sua testa tutti i suoi sospetti nei confronti della biondina ossigenata, rispose vagamente dicendole che loro erano solo amici e che lei stava con un altro uomo, Fabien. L’espressione che fece Lauren era chiara: dentro di sé sapeva che aveva una possibile rivale in meno e che poteva fiondarsi su Nik. Già, proprio fiondarsi e così fu. Di ciò che successe tra Nik e Lauren, Monnie non lo seppe mai, se fu solo sesso o “amore”, ma se lo immaginò tante volte e dentro di sé doveva trovare la forza di sopportare il tarlo della gelosia e l’unica cosa che poteva fare era quella di osservare e di vedere se loro due uscissero insieme come coppia o come nulla. Poteva sopportare l’idea di essere stata “sconfitta” da una bassa-vipera-acida-rinsecchita-ossigenata-falsa-ipocrita ragazza di ventinove anni? Ecco, Monnie pensava questo della tipa tanto cara a Seth, ma con la quale lei non aveva mai legato, pur essendo anche una vecchia collega di corso quando Monnie frequentò un anno presso la sua stessa facoltà insieme a Seth.
Quella sera, intanto, Lauren non era presente e Monnie almeno ne era contenta. Una in meno, pensava. Lui indossava una camicia bianca, una giacca color cammello che contrastava con il marrone profondo dei suoi occhi, un paio di jeans blu scuro e mocassini nocciola. Il suo stile, i suoi movimenti, il suo fare elegante, il suo profilo e quelle labbra: Monnie ne era tremendamente ipnotizzata che quasi non riusciva a credere di aver baciato quelle stesse labbra che avevano pronunciato quelle taglienti parole a luglio, e nonostante tutto, lei lo amava ancora.
Le luci fioche della sala, la musica ad alto volume e alla fine si salutarono, perché anche evitarsi non sarebbe servito a nulla. Tutto accadde perché Josep incrociò lo sguardo di Monnie e degli altri ragazzi dell’associazione, tra cui Piek. Due baci accennati nel saluto, lei percepiva l’imbarazzo di Nik, palpabile nelle suoi gesti e movimenti, mentre i suoi occhi brillavano. Brillavano, come quando gli occhi sono pieni di emozione, ma lei non disse niente e cercò di trattarlo come gli altri, anche se il suo cuore stava esplodendo e le parole le uscivano a malapena. Lui, con tono scherzoso, le chiese “ Ma come sei vestita stasera? Di cosa ti sei vestita?” mentre lei, con un eccesso di sarcasmo, a causa delle sue stesse incontrollabili emozioni,  rispose “Beh, tu cosa pensi? E’ abbastanza chiaro,no? Da strega!”. Poi le si rivolse ad un altro amico della sua comitiva e diede a lui le attenzioni che avrebbe voluto dedicare a Nik, perché stava diventando ingestibile quel dialogo tra loro: troppe spaccature, troppa rabbia e lacrime non espresse, ma Monnie non se ne rendeva conto e neanche lui con lei.

Dopo quelle fugaci parole di cortesia, ognuno riprese la sua comitiva e si allontanò,  chi nella sala, in pista a ballare, chi invece a prendere ancora qualche cocktail al bar. Monnie , Piek e gli altri nuovi conoscenti decisero di andare a ballare e per lei fu un toccasana per i suoi poveri nervi, tutti rizzati dalle emozioni contrastanti che solo Nik sapeva creare. Non amante di feste e festini, Nik aveva scelto invece di trovare qualche posto tranquillo per parlare e conversare con i suoi amici. Capitò ancora, durante lo svolgimento della serata, di tornare ad incrociarsi con gli occhi, ma ogni volta Monnie li abbassava: vedere in lui qualcosa che non concretizzava in azione,  faceva male, dentro. Poi, mentre si ballava tutti quanti nella sala centrale del locale, ecco che spuntò Lauren, come un fungo velenoso! Probabilmente nessuno si accorse dell’espressione sconvolta di Monnie quando vide Lauren, ed addirittura lei la venne a cercare per salutarla insieme a Josep, quasi come per farsi perdonare una presenza non gradita. Inutile dire che poi, la tipa si attaccò stile “cozza sullo scoglio” agli amici di Josep, a Nik in primiis, come era scontato che fosse. Monnie osservava attentamente ogni singolo spostamento di Lauren, li controllava come fossero ladri e tra se e se non riusciva a credere come quella ragazza avesse potuto essere presente in quella situazione! Purtroppo la gelosia tira fuori parti di noi che non conosciamo nemmeno e questo Monnie non lo sapeva ancora. Poi ancora, nella confusione e nella penombra Monnie vide Nik che cercava di attacare bottone con un’altra ragazza, e si chiedeva perché, per quanto non fosse così distante da lui, perché lui non la cercasse, anche solo per parlare? Improvvisamente era diventata così repugnante  per lui, da evitare come la peste? Quando la serata finì e molti ragazzi andarono via, Monnie trovò ancora Josep e Nik  che si intrattenevano con altre ragazze. Si salutarono, poche parole e Monnie tornò a casa. Silenziosa, infranta, sconfitta: non sembrava poi così dolce questo inizio di Novembre. 

domenica 10 novembre 2013

L'ultimo volo Cap.5

Capitolo Quinto
SWEET NOVEMBER
(prima parte)

Voltata pagina, di Fabien rimaneva solo un numero di telefono , qualche regalo di poca importanza, il ricordo di cene noiose e di baci mediocri. Ovviamente questa era la versione di Monnie. La versione ufficiale, invece, era l’incompatibilità di carattere, la differenza di età e divergenza di opinioni riguardo al loro rapporto appena nato. Era il 26 di Ottobre, quando Monnie litigò per futili motivi con l’aitante ortopedico e colse l’occasione necessaria per lasciarlo, non potendo rinfacciargli il fatto che non lo amava, che non era innamorata tanto da salvare quella relazione e che, in fondo, lei amava un altro. Si liberò di un peso, un peso emotivo sulla coscienza, come se stesse facendo un torto a Nik, che non sapeva nulla di ciò che lei avesse vissuto e fatto in quei mesi di silenzio. Altre volte Josep aveva incontrato casualmente Monnie, in giro per la città, e qualche volta lei era proprio con Fabien accanto, ma il silenzio di Nik era impenetrabile, fino al giorno in cui lei lo sentì per augurargli buon compleanno.
Non appena qualche giorno dopo, archiviata già la sua breve relazione col medico, Monnie era tornata alla vita di sempre: il lavoro, le serate a vagabondare tra le i locali trendy della città e  gli inseparabili amici. E proprio uno di questi, l’amico inseparabile del liceo, Piek invitò Monnie ad una festa di Halloween, perché sapeva della sua recente storia infranta e perché accumunati dalla voglia di partecipare ad una festa danzante, organizzata da lui e da altri  giovani ragazzi, professionisti e non, di quella “famosa” associazione di cui faceva parte anche Nik. 
Monnie sapeva, immaginava, sperava, voleva rivedere Nik, e capire quello che già in fondo al cuore sapeva , ovvero se incontrarlo dopo tanti mesi le avrebbe fatto lo stesso effetto. Così, quella sera del 31 di Ottobre, a quella benedetta festa, Monnie era finalmente giunta al “grande passo” e si sentiva carica. Nik, in cuor suo, non si aspettava di incontrala in quella occasione, e si trovò spiazzato, imbarazzato, forse semplicemente sorpreso.
Monnie si trovava dentro il locale che parlava tranquillamente con Piek, dal quale non riusciva a staccarsi perché, si sentiva così fuori luogo in quel posto in cui non conosceva nessuno, per quanto  Piek la presentasse a buona parte delle persone che si trovavano lì e pensava a come la ragione di tutto fosse consciamente incontrare, lui.

Non appena lo intravide,  da uno spiraglio del portone di ingresso, Monniè raggelò in quella già fredda sera di fine Ottobre ed una sensazione di panico le assalì l’anima: le gambe le cominciarono a tremare, lo stomaco si chiuse ed non riuscì  a bere per almeno una ventina di minuti quel cocktail di rum e cola che stava allegramente sorseggiando in compagnia di Piek. E lui ancora non l’aveva vista, e solo dopo essere entrato si rese conto della sua presenza. Sentì allora qualcosa dentro di sé, una sensazione che non gli apparteneva, qualcosa di insolito che gli premeva leggermente il cuore. No, non si aspettava di rivederla, soprattutto in quell’occasione…e adesso? Pensava “cosa le dovrò dire mai? Cosa mi vorrà dire mai? Tornerà a cercarmi e dovrò evitarla? Ma perché dovrei evitarla? Certo, stasera è proprio molto bella, seppur sembra così travestita. Ma da che cosa?” . 
La notte delle streghe era appena cominciata e quasi tutte le ragazze avevano costumi spaventosi, mentre Monnie aveva scelto un abitino corto color melanzana ed un trucco davvero spettacolare, con tanto di finta cicatrice sul collo, realizzata da Seth, prima di uscire di casa. Nik era non molto lontano dal punto in cui era Monnie,  e di colpo occhi negli occhi. Si scambiarono degli sguardi che nella penombra sembravano fulmini irridiscenti, e tutto intorno a loro non esisteva più. Silenzi, sguardi silenziosi che annullavano il frastuono della musica nella sala e una distanza minima che sembrava essere kilometrica. Loro due bloccati per qualche secondo, ebeti e stupidi: quanti passi avrebbe potuto fare Monnie prima che Nik fuggisse di nuovo? E quanti ne avrebbe fatti lui  verso Monnie, prima di cambiare direzione, per paura dell’amore?

martedì 5 novembre 2013

L'ultimo volo Cap.4


Capitolo Quarto
LE STAGIONI DELL'AMORE
(parte terza)

Non appena Fabien ritornò, rinconttatò subito Monnie e lei non si tirò indietro. Aveva deciso di vivere la possibilità di amare e di essere amata di nuovo con un uomo, non più con un adolescente. Nel frattempo Nik continuava a lavorare, a vedersi con Josep ogni tanto, e a vivere nel silenzio più assoluto. Sembrava quasi lui non lasciasse traccia e nessuno in lui, eppure a Monnie ci pensava ogni tanto: gli mancava qualcosa, ultimamente, e non sapeva la natura di questa nuova sensazione perché di donne dai costumi facili ne poteva avere tante, di ragazze piacenti che erano piuttosto brave a vincere sui  sentimenti e magari pensava che anche Monnie ne facesse parte. Ma quando, dopo quella loro conversazione supplichevole di luglio , capì la vera natura di quella giovane ragazza, Nik ebbe paura di mostrarsi per quello che era e non era più stato capace di parlarle in piena libertà, sapendo adesso che lei ne avrebbe sofferto, perché lei non era come le altre, lei si era innamorata e lui non era ancora pronto all’ amoreDelle ragioni per cui questo accadde, Nik le ignorava, in fondo non si conoscevamo bene e non sapevano ben poco l’un dell’altro, ma adesso era capace di leggere nei suoi sguardi, di capirla, seppur di non amarla, almeno consciamente. 
Reduce da una cocente delusione, Nik era stato fidanzato ai tempi in cui era uno studente universitario con una collega di corso, con la quale aveva condiviso tutto: sogni, passioni, aspirazioni per circa cinque anni. Poi l’idillio si interruppe il giorno della laurea in medicina di Nik in cui lei lo lasciò, su due piedi, senza spiegazioni, anzi la spiegazione la ebbe qualche mese dopo, quando seppe che lei era andata via in un’altra città, con un altro uomo con il quale si sarebbe da lì a poco sposata e da cui avrebbe avuto a breve anche un figlio. Il carattere molto introverso di Nik non lasciava trapelare all’esterno la forte sensazione di fallimento emotivo che ebbe, ed il suo orgoglio era tanto forte da nascondere la delusione e trasformarla in azione per la fase successiva, quella di entrare nella scuola di specializzazione medica che aveva scelto. Enigmatico, complesso, impaurito, emotivamente fragile, forse molto più di Monnie. Era di questo di cui aveva paura? Era questa la vera paura per Nik? Legarsi emotivamente ad una persona, rinunciare per essa alle proprie aspirazioni ed al proprio tempo, per poi piombare nella paura dell’abbandono e perdere ciò che si era costruito? Monnie sapeva a malapena dell’unica storia d’amore di Nik, ma non conoscendolo in fondo, non riusciva a darsi delle spiegazioni e cercava di darsele, cercando di fondere insieme la razionalità delle sue supposizioni e le dimostrazioni emotive di entrambi ad ogni incontro. Ma il silenzio di Nik era troppo assordante per lei, così che lei fece entrare Fabien nella sua vita, di cui sicuramente non era innamorata, ma le piaceva giusto per permettere a lui di uscire con lei, più di una volta, fino al loro primo bacio, non entusiasmante. Un bacio passionale. Ma quanta passione si nasconde quando si baciano le labbra di un uomo che non ami e che fingi siano quelle di un altro? Si sentiva così Monnie, per ogni sguardo e bacio scambiato con Fabien: non sentiva le stesse emozioni che aveva provato per Nik, nemmeno lontanamente, ma sperava che quei sentimenti sarebbero arrivati più tardi e che, magari, quell’eccesso di razionalità che l’aveva spinta a cedere alla corte dell’ortopedico, fosse solo la cura del suo cuore infranto per guarire dalla sua malattia d’amore per quel giovane insensibile.

Monnie e Nik non si sentirono più per diversi mesi, né il fato li fece incontrare più. 
Tutto sembrava andare per il verso giusto. E ci fece anche l’amore con Fabien, sapendo che l’avrebbe aiutata a guarire, perché ogni tanto lei si interrogava ancora: era normale non provare forti emozioni? Forse sì, forse no. Ma fu solo una piacevole attività fisica, qualcosa che non le lasciò niente nel cuore. E così lo fece una seconda volta, con lo stesso finale. Fabien era un uomo, sapeva come farlo, ma c’era qualcosa in lui che non era complementare in Monnie. Inoltre, durante i due mesi di frequentazione lei aveva trovato così tante analogie comportamentali con James, che quasi le faceva “orrore” vivere giorno dopo giorno con il fantasma di quella persona accanto, così decise di lasciarlo. 
Gli errori si pagano con il tempo sprecato e Monnie aveva già perso sei lunghi anni con James che non voleva correre più lo stesso errore. 
Complice di tutto fu il compleanno di Nik. In un giorno di Ottobre, Monnie trovò appuntato sulla sua agenda di lavoro quel memo e non sapeva cosa fare: il panico improvvisamente la assalì. Cosa fare? Perché provare quello smarrimento per il giovane medico pur stando con Fabien? Fargli o no gli auguri? E lui come l’avrebbe presa? Avrebbe gradito o avrebbe fatto finta di niente come al solito? Monnie alla fine si decise: un messaggio di testo al suo numero di telefono, per rimanere discretamente lontana. Ci vollero circa una quaratina di minuti per scegliere le parole adatte per quel messaggio di auguri. “Spero di ricordare bene…tanti auguri! Monnie”. Inviato. E con l’ansia di aspettare una qualche risposta, il resto della mattinata di quel mercoledì di ottobre sembrava non passare mai, quando il telefono squillò. Nodo in gola, tremava tutta alla vista  di quel numero di telefono sul display del cellulare,  ed ogni battito sembrava difficile da gestire, così difficile che si decise a rispondere non appena lui staccò. 
Quante risate si fece Monnie! Una risata sottile le ricopriva il viso e non smetteva di sorridere, ma tremava ancora. Gli fece solo uno squillo, come a dirgli “io sono qui e risponderò”. Lui richiamò, il cuore le batteva forte, ma adesso bisognava rispondere : - Pronto?- disse lei. –Grazie per gli auguri!!- - Ciao, che fai? Non mi saluti neanche?- dolcemente scherzando – Ciao, grazie grazie per auguri! Che fai, come stai?- e poi si parlarono come due stupidi amici che si erano incontrati da poco, come se il tempo non fosse passato e loro fossero rimasti quelli di sempre. Qualche battuta, qualche risata e poi un doveroso saluto ed il suo finale – Ti ringrazio ancora per gli auguri, un abbraccio e un bacio grande, ciao….- parole importanti per Monnie, che le fecero cambiare l’umore per tutta la giornata. 
Aveva mai provato queste emozioni per Fabien? 
Mai. 
Qualche giorno dopo lei lo lasciò.

sabato 2 novembre 2013

L'ultimo volo Cap.4


Capitolo Quarto
LE STAGIONI DELL'AMORE
(parte seconda)


Il caldo di Agosto era appena iniziato e le notti insonni di Monnie erano appena iniziate. Il lavoro, la famiglia, gli amici, le amiche delle serate notturne ed quel loro vagare nei locali eleganti. Fu una di quelle sere che Monnie incontrò Fabien, un medico di successo, alto, magro, un trentaseienne aitante dalla buona parlantina e dal fare sicuro. Il suo viso non era attraente come poteva esserlo quello di Nik per lei, nei suoi occhi castani, Monnie non aveva visto alcuna luce, ma quell’uomo sicuro di sé  la aveva incuriosito non poco. Durante quell’incontro Fabien aveva cercato di fare colpo su di lei e sulla sua amica, che invece non era affatto interessata alla presunzione del medico ortopedico, parlandole di viaggi e libertà, argomenti molto sensibili a Monnie, tali da guadagnarsi anche solo il suo numero di telefono. Una distrazione, una futile distrazione dal dolore per il suo cuore sempre più in frantumi. Nei giorni che seguirono Fabien e Monnie si scambiarono solo brevi messaggi: le ferie lavorative di lui lo avevano portato ad allontanarsi per una ventina di giorni e Monnie riprese la sua estate, dividendosi sempre tra il lavoro e le uscite serali. Una sera, complice il destino, si trovava in una delle serate più gettonate di un giovedì prima della notte delle stelle insieme alla sua amica e la sua comitiva di trentacinquenni insoddisfatti, Monnie era serena e rilassata: sguardi ammiccanti incrociavano i suoi occhi color cielo, e si sentiva amata anche se per pochi istanti, quando ad un tratto, mentre rideva e scherzava, il sguardo cambiò. Inutile capire, riconoscere le sagome di Nik e Josep era troppo facile…ormai le conosceva a memoria! La sua serenità si tramutò in ansia, stupore e tremore: possibile che anche nell’indifferenza lei si sentisse così a causa sua? Persino per uno sguardo negato? Insieme a loro altre due ragazze, probabilmente le stesse ragazze di quella sera di luglio, e la gelosia sembrava scoppiarle in volto: iniziò a tremare ed essere confusa, con una voglia tremenda di cercarlo tra la folla, di toccarlo e di baciarlo. Era amore o solo ossessione? Probabilmente anche lui la aveva notata, anzi,  da non molto lontano i suoi occhi puntarono su di lei, mentre si intratteneva con gli altri vicino a lui. Nik la guardava sornione, vedeva la sua agitazione e la sigaretta fumante tra le sue dita e lo sguardo impietoso di una donna ferita. Poi guardava le sue “amiche”, parlava con Josep senza mostrare emozioni, perché niente in fondo era successo. Nik e gli altri si spostarono ed anche Monnie, fumata quell’ nsulsa sigaretta, si alzò pietrificata ed iniziò a girare per la grande piattaforma affollata insieme alla sua amica, nella speranza di rivederlo senza dare troppo nell’ occhio. Ma non lo trovò. Si accontentò quindi di passare il resto della serata in compagnia di un giovane appena conosciuto, un conoscente della sua amica.

Niente stelle cadenti per esprimere un ultimo desiderio. Il giorno seguente quell’ incontro fortuito Monnie era così amareggiata: averlo visto così indifferente nei suoi confronti la gettava nello sconforto più totale. Non era stato il sesso ad essere rimpianto in Monnie, ma quella confidenza e quell’ intimità nel sentire la sua voce, avergli parlato e sentire le sue vibrazioni accanto. Non era solo il ricordo di aver fatto l’amore, ma di averlo fatto con lui.

venerdì 1 novembre 2013

L'ultimo volo Cap.4

Capitolo Quarto
    LE STAGIONI DELL’AMORE
(parte prima)

Luglio si concluse senza altri colpi di scena. Anzi, l’ultimo atto tra Monnie e Nik si ebbe una serata terribilmente calda, una cena organizzata a casa di Monnie tra diversi amici, tra cui anche Josep, il caro amico del fidanzato di Jovy. Non era molto predisposta, ma cercando di non pensare più alla forte delusione ricevuta, chiese a Josep di chiedere a se anche Nik voleva partecipare ad una serata in comitiva, proprio come prima di tutto, come “amici”. Questa volta però non voleva parlargli o sentirsi un altro rifiuto, quindi lo chiese indirettamente a Josep. Niente aspettative questa volta per Monnie, voleva solo organizzare una serata piacevole,  una cena con i fiocchi per tutti visto che era molto brava dilettarsi in cucina, estrosa e creativa, come nel suo lavoro.
Il menù della cena era pronto, gli ingredienti pure e gli invitati stavano per arrivare. Nel pomeriggio una telefonata sorprese Monnie: il numero di Nik sul display del telefono.
-Pronto?-  gli rispose. – Ciao, sono io. Come va? Che fai?- disse lui. –Scusa, ma chi sei?- mentì Monnie, poiché avrebbe riconosciuto il suo numero di telefono tra le infinte combinazioni di numeri. – Sono Nik. Non mi riconosci?-. 
– Ah ciao Nik, non sapevo fossi tu. Non mi aspettavo che chiamassi-. 
Verità. Monnie non aveva considerato la possibilità che lui venisse lo stesso a quella riunione tra amici, a casa sua, dove aveva messo piede poco più di un mese prima.- Quindi stasera cosa mi farai mangiare?- disse lui e Monnie rimase ancora più sorpresa, sarebbe davvero venuto insieme a tutti? Quella sera vi erano gli amici di sempre, alcune sue colleghe intime di lavoro,  Jovy e il suo fidanzato, altri amici, Josep e Nik. Come se niente fosse successo,  tutto e tutti erano lì a mangiare quelle squisite pennette al pistacchio da lei cucinate. Monnie era molto felice e in cuor suo sperava che le incomprensioni tra lei e Nik si potessero risolvere con una semplice amicizia e che da quella sera ne avrebbe riso insieme a lui, come se in fondo non fosse accaduto nulla tra loro. La serata procedeva bene, tutti si divertivano e sembravano soddisfatti delle pietanze, soprattutto delle pennette, che Monnie non sapeva fossero il piatto preferito di Nik. 
E tra loro, scambi di parole, pochi sguardi, perché Monnie voleva rilassarsi e non decifrare tutta la serata gli sguardi ambigui di Nik, così non appena i suo occhi incrociavano quelli magnetici di Nik, lei spostavava lo sguardo verso gli altri commensali, cercando di stare lontana il più possibile da lui. Si scambiarono qualche battuta, fossero stati sempre amici, come quando Monnie e Josep si parlavano riguardo al numero degli invitati e alludendo al fatto che Nik si fosse aggiunto all’ultimo momento, Josep disse – Ma sei sempre tu! Perché non la chiamavi (riferendosi a Monnie), invece di farla aspettare?- Nik, scherzando, rispose :- Ma io l’ho chiamata!Ti ho telefonato oggi, vero?- rivolgendosi a Monnie e lei rispose subito, sorridendo, :- Certo Nik, quando si tratta di mangiare, certo che mi chiami! – E tutti, si misero a ridere, anche loro che si guardarono, dentro.

Una serata tranquilla, serena, speciale. Alla fine Monnie accompagnò Josep e Nik alla porta, due parole di saluto. Nik scimmiottava con Monnie proprio lì davanti a quel portone, con le stesse luci e lo specchio del mobile di fronte che rifletteva una scena già vista, solo che non c’erano più i suoi baci passionali e la lingerié trasparente di Monnie. Tutto era già diverso, tranne quello che lei provava ancora per lui.