sabato 22 novembre 2014

L'ultimo volo Cap.15



CAPITOLO QUINDICESIMO
Odio l’estate

In quei rari momenti di benessere interiore, era inevitabile lo scatenarsi della tempesta, ed ormai Monnie se lo aspettava, anche se non aveva considerato mai che ciò che le sarebbe accaduto,  avrebbe ferito il suo orgoglio più che il suo amore. Il mese di Luglio si era concluso tra i baci passionali di un giovane tenente dell’esercito in licenza dalle parte di Monnie, per il quale però ella non provava nulla, nemmeno una attrazione fisica, anche se non le dispiaceva il fatto che il suo corpo richiamasse l’idea di un eros così bruciante . Ma il sesso lo preferiva fare ancora una volta con Vemis, perché era misto ad amore ed affetto e poi non faceva male: anima e corpo accoglievano insieme e non c’era tensione alcuna, così come capitò con Nik. Di quest’ultimo, nessuna traccia dopo l’incontro fortuito di quella sera al nightclub sulla costa. Monnie sembrava esserne più distaccata, finalmente non tremava più nel vederlo e si sentiva sicura che tra loro non ci sarebbero più state emozioni. In un clima di mare, amicizie e voglia di divertirsi Monnie continuava a insabbiare i ricordi e i pensieri negativi della storia strappata con Taninem, cercando di proiettarsi avanti e su quello che ancora avrebbe potuto vivere in quell’estate.
Agosto iniziò male e finì peggio, emotivamente parlando. Tutto accadde  quando qualcosa tra lei e Vemis si incrinò di nuovo, non per volere beffardo di situazioni complicate ma a causa di una sottospecie di donna che si insinuò tra loro, alimentando dubbi, gelosie e tradimenti. Il tradimento non si capì mai se fu vero o fittizio, ma la fiducia e la stima che Monnie aveva riposto in Vemis crollarono precipitosamente. La rabbia, la solitudine, la forte reazione che  lei ebbe le seccò il cuore e l’anima e, per quanto i giorni migliori di estate stessero per finire, Monnie sentiva e ancora desiderava che l’estate vera cominciasse perché improvvisamente si ritrovò sola.
I primi quindici giorni di Agosto passarono silenti.
Il lavoro era l’unico appiglio a cui ancora poteva reggersi e così quelle colleghe con cui si poteva parlare di tutto ed un po’, capendo che in fondo, c’erano così altre situazioni ben peggiori di quelle di Monnie, anche se il suo peregrinare interiore le faceva male davvero. A volte anche la speranza moriva.
Capitò  anche di incontrare casualmente anche Taninem. Occhi negli occhi, un po’ imbarazzati, ma sereni,  perché Monnie non  aveva digerito ancora la fine di quella storia così assurda, perché con lui ci stava bene davvero, quasi da volerne essere dipendente, ma la razionalità della verità del cinico ingegnere era così lineare che, oramai, le sensazioni negative provate per la fine di quella “storia” iniziavano a fare meno male. In quella occasione il cuore le battè ancora, ma poi passò e tutto si tramutò in silenzio.