sabato 28 settembre 2013

Prefax

Prefax
L'ultimo volo

"Non esiste un motivo o una ragione per non farlo, quindi lo faccio

Parola dopo parola, tutto diventa più chiaro, le perplessità si esauriscono, la confusione si attenua e le passioni si razionalizzano: scrivere diventa , quindi, essenziale come una terapia, ossigeno puro in un contesto indescrivibile fatto di sentimenti ed emozioni non sempre controllabili. Non sarà certo un paragonabile ad un saggio di letteratura, ma sarà reale, e per questo, a volte un po’ imperfetto…ma quale vita non sia imperfetta? Questo è un viaggio di introspezione, dentro la vita di una giovane donna contemporanea, con un lavoro precario e una vita sentimentale strampalata, ancora impreparata alla reazione dei propri sentimenti e alle prese con una serie di vicende e di uomini che fuggono non appena sentono presi “sentimenti”. Ma quale sarà mai questo arcano significato? Perché si fugge così tanto da essi?... E fugge anche la protagonista, adottando delle manovre un po’ fuori dagli schemi, un po’ folli come la sua personalità, anche se lei non fugge da essi, ma talvolta fugge da sé, per proiettarsi su una realtà che non esiste, per curare le ferite e poi tornare nuovamente nel freddo mondo reale. Dubbi, idee, elucubrazioni, pensieri, ragionamenti, per la giovane Monnie tutto diventa indecifrabile se non con la musica o con la fotografia, le  sue due più grandi passioni che le aiuteranno a focalizzare la sua vita e tutto ciò che le circonda e che le sfugge, nel vortice degli eventi che si susseguono. E poi ci sono loro, gli amici, la seconda famiglia di Monnie, che lei non lascia mai e che non  lasciano mai lei , anche se qualcuno sarà solo una meteora le lascerà sempre qualcosa, più di un ricordo, più di una foto.

Non pretendo né lodi né applausi, l’ortografia non sarà impeccabile, e probabilmente ci saranno errori di battitura, ma tutto ciò che viene raccontato è successo davvero e chissà cosa succederà mai! I nomi dei protagonisti non sono reali, forse si o forse no, magari solo storpiati o tradotti, chissà! Lo stesso vale per i luoghi, in realtà poco citati e descritti, perché non è il luogo in cui si trova Monnie che definisce le sue vicende, quanto la centralità della sua anima e delle sue emozioni ad essere esplorata, sviscerata e alla fine razionalizzata, affinché lei non diventerà  forte abbastanza da poter smettere di scrivere…"

domenica 22 settembre 2013

L'ultimo volo Cap.1

Capitolo 1
La festa
(parte seconda)


Dopo un po' solo il fluire dell'acqua della doccia, il vapore dolce che appannava lo specchio e le pareti tutte attorno, il sottofondo musicale e la voglia di non rispondere più a niente, con il cervello, per quei quindici minuti di isolamento celestiale, in cui tutto diventa così irreale e magico...Un momento privato tra la pelle e il cuore, in cui il sapone evoca profumi inebrianti di fiori o frutti esotici che sfiorano lo strato esterno dell'anima e la schiuma, che rievoca giochi infantili fatti di bolle di sapone e spensieratezza, e il tintinnio dell'acqua che si fa pioggia delicata e tiepida, calda o fresca, a seconda della volontà, che viene a liberarti e piano piano ti riporta alla realtà.
-Hai finito? Ho pensato di cucinare un veloce risotto con un sugo pronto. Ti va bene?- . Non c'è più nessun paradiso terrestre, Monnie chiuse il rubinetto , prese con una mano il suo asciugamano e ci si avvolse comodamente, si asciugò il viso con un altro e uscì dal box doccia , con il sorriso sulle labbra di chi ha vissuto un'esperienza mistica, rilassata e pronta per un'altra sfida, per un'altra partenza, ignara che proprio quella sera qualcosa l'avrebbe cambiata, forse resa migliore, forse le avrebbe ridato un po' di fiducia in se stessa, forse le avrebbe dato una nuova prospettiva.
-Si, Seth, hai per caso parlato?- disse Monnie non appena spense la radio ed uscì ancora umida nel corpo, dalla porta del bagno. -Si cara, è quasi pronto il riso. Io, intanto, apparecchio. Vuoi una birra gelata? Ho anche trovato una bottiglia di Vodka dentro allo sportello della cucina: sarà quella che hanno portato i ragazzi qualche sera fa ed è rimasta qui. Ce ne è ancora. -. Lei annuì e il suo coinquilino ritornò in cucina ad affaccendarsi con il risotto mentre Monnie si diresse verso la sua camera da letto. Davanti allo specchio, spazzolati i capelli ancora bagnati, il cellulare squillò, lei volse lo sguardo su di esso: era la sua migliore amica Jovy, era il segnale.
E così, in una serata tiepida di Marzo, in una notte di un mercoledì di metà mese, Monnie si ritrovava con in un luogo sconosciuto, a casa del nuovo fidanzato di Jovy, il quale  aveva organizzato una piccola festicciola, ma con molti amici, colleghi universitari e persone da poco conosciute, come Seth e Monnie stessa, conosciuti la sera precedente. L’aria era allegra : in cucina luci erano soffuse e divani pronti per accogliere gli ospiti, nel cortile contiguo si trovavano gli  alcolici  sui tavoli come anche gli stuzzichini, e di fianco ai tavoli si trovavano  il mixer e lo stereo da dove partiva la musica. Non esisteva noia o stanchezza, Monnie era così rilassata, così serena che quella sera si trovava insieme alla sua amica, immersa tra gente nuova, e con Seth, l’amico di casa, con il quale era impossibile non ridere e scherzare, lui,  che era il giullare intelligente di sempre! In quella situazione di allegria, tra chi ballava e chi versava vino rosso, fecero il loro ingresso in cucina due ragazzi che nella penombra e con le luci soffuse Monnie non riuscì subito a focalizzare, ma ne vide solo la sagoma e qualche particolare: il  primo giovane uomo era piuttosto alto e robusto, con un giubbotto di pelle nera e jeans e con la barba incolta in viso, “un gigante dal viso dolce”  pensò Monnie, e poi dietro di lui c’era qualcun altro. C’era lui.

-Oh ciao Nick!- sentì Monnie, tra il frastuono della musica a tutto volume, e sì girò il capo verso Jovy che stava parlando con il tipo del giubbotto nero.
–Oh ciao Nick, come va come stai?- disse forte Seth, un po’ fuori di testa per i cocktail che aveva bevuto, avvicinandosi a Monnie e Jovy che erano lì vicine l’un con l’altra  e con Nik che era rimasto perplesso, visto che non aveva mai visto quella persona in vita sua. Monnie rimase immobile, senza fiatare, sgranando gli occhi, imbambolata  come chi è stata colpito da un fulmine a ciel sereno ed i suoi occhi iniziarono a splendere nel buoi. Ella si accorse di Nik, alto e longilineo, dalle spalle larghe sebbene indossasse un giaccone blu, colpita dal suo sguardo intenso, dal tono della voce e soprattutto dal sorriso. Possibile che in quella penombra le fosse tutto così chiaro?
 Non appena Nik si allontanò dalla cucina e andò verso il cortile per raggiungere il suo amico, il  gigante, Monnie, tremando, afferrò Jovy per il braccio e subito le chiese chi fosse quel giovane uomo dal sorriso smagliante. Jovy la guardò bene e rimase stupita da quella reazione apparentemente così eccessiva e le disse che si trattava di un amico del suo nuovo fidanzato, e che lui conosceva loro dai tempi del  suo primo anno di università.  Jovy le disse poi : - Rilassati! Ora raggiungiamo gli altri fuori, in cortile e ci parliamo un po’,ok?-. Monnie la guardò speranzosa, con un sorriso naturale sulle labbra e il cuore che le batteva così forte che  non sapeva se era sotto l’effetto confusionale del vino rosso  che stava sorseggiando o se la colpa era da attribuire allo sciortino di vodka che aveva bevuto con Seth prima dei andare alla festa, o ancora, si era semplicemente innamorata.

domenica 15 settembre 2013

L' ultimo volo Cap.1

Capitolo 1
La festa
(parte prima)


-Sei pronta?-
-Non ancora, sono appena rientrata. Non hai sentito il rumore del portone?-
-No. Stavo riposando. Sono stato tutto il giorno in laboratori: ho smistato tutte le provette ed ho parlato con la professoressa della Tesi. Ero distrutto. Sono tornato alle cinque di questo pomeriggio. Non c'era nessuno a casa e non ho nemmeno pranzato, così mi sono sdraiato sul letto e...mi sono addormentato fino a poco fa!E tu, oggi? Sono già le otto e mezza. Ma non ti prepari? Non ci andiamo? Non ti ha telefonato Jovy?- .

Nel frattempo si tolse la borsa, sfilò la calda e lunga sciarpa dal collo, ancora con lo sguardo di chi non si è fermato un attimo, ma con le labbra ancora umide di rossetto fresco che le illuminava il viso e le dava la forza di dire che - No, non l'ho ancora sentita. Non so niente per stasera. La chiamerò più tardi, non appena esco dalla doccia. Devo ancora sistemarmi i capelli, lo shampoo, la piega..non riuscirò ad uscire prima delle undici. Mi prepari un pentolino sul fornello che ho voglia di cucinare? Così mangiamo insieme e poi, nel caso usciamo. O tra noi o con lei. Ieri mi ha detto che la festa sarebbe cominciata tardi. Speriamo bene. Ho voglia di divertirmi, stasera!-.

giovedì 5 settembre 2013

I was different from yesterday. I got blind and I didn't see any light from this world...but one day..everything changed and I realised what I was and I decided to live again, to feel pain and love again. But this happened more than one year ago...and now?