domenica 27 ottobre 2013

L'ultimo volo Cap. 3


Capitolo Terzo
L'ULTIMO VOLO
(parte terza)

Non che lei avesse la presunzione di conoscere a fondo la personalità di Nik, ma in  quelle rare occasioni, aveva apprezzato la modestia e la pacatezza di quell’uomo,  sia caratterialmente sia professionalmente. E raccontare a Monnie persino della sua collezione di monete  antiche e non, di cui lui  andava gelosamente fiero, e dei suoi hobbies…I ricordi di Monnie si mischiavano tra le parole dolci e tranquille scambiate in quelle notti  a quelle taglienti e pungenti dette o scritte, tramite messaggi telefonici, nei giorni successivi e non riusciva a farne che un pentolone di amare menzogne travestite da suadente sincerità. Lei andò in tilt. Credere alle parole buone fa sempre meno male che accettare la sconfitta di essere stata “una tra le tante”, mentre lui “l’unico tra gli altri”, quindi, alla fine di tutto, riprese a respirare e, soprattutto,  a sperare  di non aver sbagliato, credendo in fondo alla matassa di sentimenti contrastanti che le agitavano l’anima.
Anche Monnie non era solita frequentare quegli ambienti così eleganti e pieni di paillette senza anima, ma negli ultimi mesi le uniche persone con le quali aveva ripreso i rapporti, le sue amiche e colleghe di lavoro, erano invece frequentatrici di quei luoghi. Per lei era tutto nuovo, e talvolta, si sentiva a disagio attorno a loro perché tutti erano così falsamente gentili ed amichevoli, ma poi in realtà, così tremendamente soli, forse proprio come Monnie. L’unico motivo che avesse per uscire e gironzolare per quei locali notturni, era quello di incontralo tra i tanti con cui incrociava lo sguardo, inconsapevole di come lui fosse in realtà!
La serata procedeva tranquilla, si sorseggiava il primo drink alcolico, si salutavano vecchi e nuovi amici ed intanto ci si confidava pettegolezzi di amori disastrosi e cuori spezzati. La musica live di un gruppo rock faceva da colonna sonora ad una serata piacevole, piena di aspettative, di speranze. Sognare era facile. Era più difficile scovare tra il buio e le luci soffuse, tra tante persone, il volto e la sagoma di Nik, insieme al suo amico, il gigante buono,  Josep.
 Gli occhi di Monnie si spalancarono, il cuore scoppiò, i battiti li sentiva nelle labbra, non riusciva più a sorseggiare quel long drink dal sapore dolce di vodka e fragola. I sensi le si appannarono e si sentiva quasi svenire e con gli occhi aveva seguito lo spostamento dei due ragazzi e vide dove loro si erano fermati a parlare, con altre due ragazze. Panico e cuore impazzito. Monnie era fuori di sé. Con una scusa banale, con le sue amiche, si spostò dalla pista centrale in cui la band suonava “Radio baccano”, e lei le condusse nelle vicinanze dei due giovanotti, che erano intenti nella conversazione con quelle due ragazze piacenti senza nome.  Una delle due amiche di Monnie, Lauren, la tipa che celava, con le sue ardite domande, il suo interesse per Nik, si avvicinò a Josep, con il quale era diventata nei mesi precedenti molto amica, ed iniziarono a parlare e parlarsi. Monnie recitò un copione non suo: facendo finta di ritrovarsi, per pura causalità, nelle loro vicinanze, si mostrò sorridente e loquace mentre l’unica cosa che realmente avrebbe voluto fare era quella di gridare la sua frustrazione, prendere Nik per mano, baciarlo, amarlo ed odiarlo contemporaneamente. Quindi iniziò a conversare con Josep, con il quale era molto più semplice entrare in confidenza e poi, ogni tanto, con finta indifferenza, cercava di interloquire con Nik, mostrandosi serena. Solo in apparenza. Fino a quando ebbe il coraggio di rivolgersi a Nik .
 - Senti, che dici? Parliamo un poco? Visto che sembra che tu fuggi, almeno sei qua. Posso rubarti il tuo amico per qualche minuto?- chiese maliziosamente a Josep, sapendo che lui avrebbe annuito. Infatti così successe, ed anche Nik accettò, tranquillamente. Si allontanarono, non troppo, lei si avvicinò alla ringhiera della scaletta in cui si trovavano e lui di fronte a lei. Finalmente. Nik indossava una polo bianca, una paio di jenas, sempre molto elegante nel portamento,  il viso da bravo ragazzo ed uno sguardo magnetico a cui Monnie non sapeva resistere, ma doveva riuscire, si era promessa di riuscire a leggere se nei suoi occhi e vedere se sarebbe stato sincero o avrebbe mentito.
-Beh, forse è meglio parlarne di persona. Cose è successo tra noi? Cosa siamo? Ed anche se io lo so, vorrei che me lo dicessi tu.- iniziò Monnie, che si sforzava di non tremare, né con la voce né con il corpo, mentre dentro era tutta tempesta ed uragano. Lui si avvicinò a lei, la guardò ed iniziò a balbettare e sbattendo veloce le palpebre le ripose : - Amici, siamo amici.-  Lei lo guardò negli occhi e disse :- Ah, amici. Vero, amici. Quindi tu vai a letto con tutte le tue amiche. Uhm. No, perché io non ci vado a letto con i miei amici.- "Monnie adesso guardava altrove, verso il pavimento, verso il mare nero, o verso la folla che si agitava nei balli. Poi verso di lui con uno sguardo che chiedeva pietà, rispetto ed amore per essersi così esposta chiaramente. Ed lui continuò: - Ma tu cosa vuoi?- Ed anche i suoi occhi cercavano pietà.
– Cosa voglio? Io?Cosa posso volere!Ascolta, tu lo sai che mi piaci davvero, e che ti trovo una persona interessante. Quello che voglio è  conoscerti meglio, uscire con te…-
 Nik, spiazzato, rispose: - Io non voglio una relazione, non voglio. Io voglio essere libero, fare quello che mi pare, non sono pronto ad una relazione. Sono stato fidanzato cinque anni e adesso sto bene!-
 Monnie, che aveva saputo da Jovy qualche informazione sull’unica storia importante di Nik, gli disse.- Di cosa hai paura? Hai paura di essere mollato?- E lui si girò, cambiò il tono della voce e il suo sguardo si caricò di un emozione che Monnie non riuscì a decifrare:
-No,ma quale! L’ho lasciata, perchè era troppo asfissiante. Ecco, voglio essere libero, non voglio fidanzarmi. Guarda, non è per te, anzi tu sei molto bella, ed appunto per questo, io evito di uscire perché poi…- Monnie si aspettava che lui continuasse quel pensiero, ed invece si fermò, guardò verso il basso e …Così Monnie gli disse ancora : - Io non voglio una relazione con te…Tu mi piaci vorrei solo uscire con te per conoscerti meglio. Io non ti conosco, può essere che io non ti piaccio o che tu non mi piaci, non lo sappiamo se non ci proviamo!Di che cosa hai paura?- . Nuovamente Monnie supplicava gli occhi di Nik, in attesa di una speranza, e si chiedeva perché ne vedeva una  in fondo ai suoi occhi?

- Si, ho paura. Non sono pronto, ma non per te, con nessuna…- . Silenzio. Pausa. Poi, cambiarono discorso,  ed accennarono al fatto che nell’associazione in cui faceva parte Nik vi era anche un dei migliori amici di Monnie. Parlarono per pochi minuti ancora. Risero entrambi a denti stretti: c’era una forte tensione che li teneva così lontani a pochi centrimetri di distanza. Come avrebbero potuto parlarsi ancora? Quanto amaro in quelle parole…e quanta sincerità nelle parole di Nik. Tutto doveva finire lì, per Monnie. Si salutarono, lui normalmente mentre Monnie rimuginava già tutte le sue parole…Lui sembrava adesso più rilassato. Lei invece nascose tutta la sua tristezza in quella foto scattata dal fotografo del locale, non appena lui la vide da sola : quale sorriso avrebbe mai celato il suo cuore spezzato?

giovedì 24 ottobre 2013

L'ultimo volo Cap.3


Capitolo Terzo
L'ULTIMO VOLO
(parte seconda)


Ed intanto anche luglio stava per volgere al termine, con ancora tanti dubbi in Monnie. Giorno dopo giorno, tra le giornate a lavoro e quelle passate a mare con gli amici, la sua vita sembrava procedere regolare: gli amici, Seth, Jovy  e le amiche delle serate “chiccose” in giro per la città. Cosa le poteva mai mancare? Eppure sul suo viso non c’era spazio per i sorrisi: la frustrazione per Nik era sempre tanta, come colla che non riesci a strappare, indelebile come un marchio a fuoco sulla pelle. Ma accadde l’imprevedibile. Un sabato sera, proprio quando si solo voglia di vivere il presente e di guardare oltre, Monnie si era organizzata per trascorrere una serata in compagnia di due amiche di Seth, che ormai da tanto tempo frequentavano la loro casa, coetanee ed entrambe single. Una di queste ragazze, dalla corporatura minuta ma dalla lingua feroce, conosceva bene ciò tra Monnie e Nik si era venuta a creare ultimamente e, in altre occasioni a casa di Seth, proprio lei le chiese, con una certa aria malvagia di chi cerca di scoprire qualcosa senza dare nell’occhio, di come la storia tra lei e Nik si evolvesse, come se le importasse davvero…di lui soprattutto!

Quella sera, quel 21 di luglio, il trio formato da Monnie e le altre due ragazze scelsero una serata modaiola, in uno dei più rinomati nightclub estivi della città, dove era facile incontrare molte persone. 
Nik non era un frequentatore di quella tipologia di serate mondane : il suo carattere taciturno ed estremamente  riservato si scontrava con la sua voglia di emergere e di frequentare associazioni importanti insieme ad altri giovani colleghi medici, per cui si sforzava di farne parte e di partecipare alle attività, nella speranza che questo gli desse la visibilità necessaria per raggiungere il suo obiettivo professionale e per potersi affermare nella società alto-borghese della città. Esteriormente, il suo modo gentile di porsi gli garantiva il  minino di  rapporto sociale  con gli altri, ma chissà quali paure di sentirsi inadeguato doveva macinare dentro di sé, in quell’ambiente così costituito da gente per lo più falsa ed egoista. Cosa ci faceva lui in mezzo a loro?

sabato 19 ottobre 2013

L'ultimo volo Cap.3

Capitolo Terzo
L’ULTIMO VOLO
(parte prima)


Ci furono altri incontri tra Nik e Monnie. D’amore o di sesso, a seconda dei punti di vista. Ma giugno volò così veloce che nessuno capì cosa fosse mai successo: avevano mischiato l’amore ad un qualcosa che si chiama passione, brivido ed indifferenza, la stessa che sembrò manifestare lui nei giorni successivi aver fatto l’amore con lei. 
Monnie era molto brava a giocare con la fantasia e, nella mente e nel corpo, era capace di rivivere tutti quei momenti di intimità con lui e la sua razionalità rimaneva soffocata dal rimorso di aver ceduto all’Amore, scavalcando tutte quelle leggi sociali a cui lei si era da sempre ispirata per la sua condotta morale, ma in fondo ella si ripeteva tra sé “Cosa c’è di immorale in ciò che ho fatto se io sono innamorata di Nik?” . Cosa c’era mai di immorale nell’amore? Forse era di questo che si preoccupava Nik, che l’amore che provava per lei fosse morale, fosse la trappola per la sua vita in corsa per la sua realizzazione personale di giovane medico, che doveva contare solo sulle sue capacità e delle sue poche risorse finanziare per affermare se stesso, come uomo e come professionista. E dove finirono tutte quelle parole buone e dolci che si scambiò con Monnie, in quei rari frangenti di pausa tra un bacio e l’altro? E cosa dire degli abbracci, dei sospiri, dei sibili di godimento scambiati in quella stanza? Quale vento porterà mai via il ricordo di un qualcosa che sembrava vero in quelle notti? Monnie era in parte consapevole che quel rapporto così iniziato non avrebbe avuto un decorso facile, ma poteva mai immaginare che lui si sarebbe addirittura tirato indietro, evitando ogni forma di comunicazione con lei. Panico, terrore ed confusione in lei: era la prima volta che Monnie si ritrovava in una situazione non definita come questa. Si sentiva amareggiata, delusa, sconfitta ed ancora innamorata dei suoi occhi marroni, così intensi da morirci dentro ad ogni sguardo fortuito. Intanto l’estate galoppava e Monnie, giorno dopo giorno, faceva i conti con la sua anima, camminado a testa alta e cercando di sopravvivere alle sue frustrazioni, una volta concentrandosi sul lavoro e a volte sfogandosi con la sua amica Jovy, la quale era al corrente di tutto cercando di sviscerare tutte le sue emozioni, per fare chiarezza dentro di sé. Tentativo inutile. L’unica cosa chiara era che lo amava, nonostante tutto l’odio e la forte delusione nel cuore. Perché? Perché mai tutto questo tormento per un uomo che si comportava ancora come un bambino?

domenica 13 ottobre 2013

L'ultimo volo Cap.2

Capitolo 2
EROS E THANATOS
(parte terza)

Monnie si alzò lentamente, si diresse verso l’armadio e lo aprì:. Prese la sua biancheria pulita, una maglietta e i pantaloncini dai cassetti e chiuse l’armadio. Poi si girò  a sinistra e si ritrovò a  guardarsi verso il grande specchio, appeso nella parete opposta per qualche attimo. Cosa vedeva? Come si vedeva quella mattina? Sebbene non ci fosse tanta luce nella stanza, Monnie si guardò riflessa nello specchio: si toccò i suoi capelli lunghi color miele che le scendevano arruffati sulle spalline della sottoveste color pesca, i suoi seni piccoli che si intravedevano in trasparenza, la sua schiena sinuosa , le sue gambe affusolate che le sembravano ancora più lunghe e sottili di sempre, ed i suoi  occhi azzurri che brillavano di una luce diversa, e poi..il suo sorriso, il sorriso che  era disteso, rilassato, quel sorriso naturale che la sua bocca aveva dimenticato da molti anni. Ma la giornata era appena iniziata e non c’era tempo per perdersi ancora a sognare ad occhi aperti, la vita fluisce in un batter d’occhio e fu subito un pomeriggio afoso di inizio estate. Non appena Monnie rientrò a casa, dopo il lavoro, sentì subito l’esigenza di farsi una doccia che rinfrescasse la sua pelle e la rilassasse, perché lavorare con i bambini era molto faticoso, stancante ma la gratificazione finale che quei pupetti sapevano darle, le riempiva il cuore. Le chiavi sopra il mobile con il grande specchio dell’ingresso, il lungo corridoio che conduceva alla prima stanza, quella di Monnie, la calma ed il silenzio della casa la portarono dapprima in cucina, per sorseggiare un po’ di acqua fresca guardando la scuola superiore di fronte, appoggiata allo stipite della porta apriva che dava direttamente su di un piccolo balcone, e poi ritornò indietro per dirigersi  verso  bagno. Accese la sua playlist nello stereo ed iniziò a spogliarsi lentamente, aprì il rubinetto della doccia e si immerse tra le migliaia di goccioline che le bagnavano la pelle, come una carezza, come un conforto. Dopo il suo viaggio fantastico, spenta la musica, Monnie si infilò l’accappatoio e, tra una sensazione di panico e di eccitazione, prese il suo telefono cellulare e rischiò nuovamente mandando un messaggio a Nik. “Che fai, se ti chiamo rispondi?” scrisse Monnie. 
Fu l’inizio di un dialogo virtuale. “ Sono appena tornato a casa. Tu che fai?” Nik rispose.
“Sono tornata da poco”. E lui “Giornata stancante?” , “Se consideri che ho dormito solo tre ore, che ho pranzato al volo e che ho lavorato sino a mezz’ora fa, mah un po’ stanca lo sono!” ma lei sapeva bene che la sua stanchezza si chiamava amore.
“Come mai hai dormito solo tre ore? Cosa hai fatto? Le ore piccole!” , sarcastico come sempre Nik continuò ad alimentare  questa conversazione messaggistica . “Piccolissime…sai, è stato l’effetto del tiramisù!”  precisò, scherzando, Monnie e subito Nik aggiunse “ E della casa vuota!”.
Quasi come ipnotizzata, Monnie non riusciva più a contare quanti sorrisi gli aveva strappato sul volto lo scambio di messaggi tra lei e il bel dottore, e per questo motivo non aveva la minima intenzione di mettere la parola fine alla loro conversazione.
“Beh, per un po’ sono stata in compagnia” gli scrisse e Nik  le ripose “ Spero una bella compagnia!”
“Diciamo…gradevole…ed inaspettata”. Poi una pausa. Nik riprese a scriverle dopo alcuni minuto che per lei furono più dell’eternità.  “ Allora da rifare?” le scrisse finalmente. Monnie fu sorpresa, fece un sogghigno, ancora avvolta nell’accappatoio, seduta adesso sul suo letto che guardava attorno alla sua stanza, come a ricercare tra quelle mura la giusta risposta a quella domanda inattesa. Intanto Nik le inviò nuovamente un altro messaggio " E’ tornato il tuo coinquilino?”. Era proprio questa la domanda a cui Monnie si sentiva in grado di rispondere? “ No, stasera sarò di nuovo sola.”
Un altro messaggio di Nik  “Bis?”. A quel punto lei sentì in dovere di capire dove la stava portando questa situazione, fece un respiro profondo e gli rispose “Cosa è per te tutto questo?”. Sapeva di essersi esposta, ma, la sera prima, lei gli aveva aperto il cuore e la sua intimità, perciò decise di essere sincera, soprattutto con se stessa. Il giovane medico, dallo sguardo intenso e dal sorriso disarmante, le rispose così : “ Una conoscenza in itinere. Sai, le cose non si programmano, bisogna prima scoprirle!”.  Monnie sembrò per un attimo esitare, ma poi aggiunse : “ Ho già infranto le mie regole.” A quel punto Nik incalzò la discussione scrivendole  “Le regole esistono solo nella nostra mente! Però, almeno stasera,  non all’una di notte ci vediamo.” 

sabato 12 ottobre 2013

L'ultimo volo Cap.2

Capitolo 2
EROS E THANATOS
(parte seconda)


Lei spense la luce ed entrambi si cercarono, le loro mani iniziarono una danza, dapprima un po’ fuori tempo, ma  i baci scaldarono quelle anime in cerca d’amore, ed anche se Monnie era consapevole che quello era solo un assaggio dell’amore, lei scelse di viverlo perché con Nik tutto era naturale, così come anche morire. E quando la passione cessò, si ritrovarono nudi sul letto esausti dall’ amore profano appena consumato in quella camera  da letto,  e la luce tenue, che filtrava all’ esterno  dalla serranda della finestra aperta, illuminava i contorni dei loro corpi stesi uno vicino all’ altro in un’atmosfera rarefatta, irreale, perfetta per perdersi dentro. Respiri, silenzi. Monnie allora si girò verso di lui, si aggrappò dolcemente al braccio sinistro di Nik ed iniziò a ad accarezzarlo e le prime parole uscirorno piano, ancora piano , sottovoce. Ed così iniziarono a parlare, poi a ridere e scherzare, come amici di vecchia data , e mentre accadeva tutto ciò, Monnie si avvicinava sempre di più a lui, e con la mano arrivò al suo viso e delicatamente iniziò ad accarezzargli la barba: improvvisamente, per qualche secondo lei esitò, chiese  a Nick se poteva continuare ancora  e lì si rese conto che non stava accarezzando il viso di James . Un tuffo nel passato, una strana ma non piacevole sensazione di ritornare ad un amore travagliato, in cui anche un gesto d’affetto diventava poco spontaneo perché non richiesto . Pochi attimi di confusione e lei tornò su Venere, con il suo uomo accanto a lei, ripetendo dentro alla sua testa “ non è James” come a dire “lasciati andare, vivi questi attimi con la persona che ami adesso, che ti ha fatto ritornare emotivamente in vita” e  non sembrava vero a Monnie di condividere così tanta intimità con Nik anche nel silenzio, così, tutto all’improvviso. Ma la notte avanzava e Nik doveva ritornare a casa sua, quindi si rivestirono dei loro abiti e del loro lieve imbarazzo e Monnie lo accompagnò alla porta. Si salutarono. Lui la salutò, baciandola più volte sulla bocca, come se non volesse lasciarla e lei, in uno stato di mista felicità ed incredulità,  gli ricordava dolcemente che era tardi e doveva rincasare. E quando lui andò via, lei chiuse il portone, spense la luce, ma rimase ancora dietro il portone, stordita, come  ubriaca, con il sapore di Nik sulle labbra e su tutto il corpo. Si guardò poi allo specchio e non riusciva a non sorridere, sempre ancora di più innamorata e sorpresa per ciò che aveva appena vissuto, anche se consapevole che al sorgere del sole, tutto sarebbe cambiato, ovvero tutto sarebbe rimasto come sempre prima di quella notte. Così, l’indomani, dopo aver passato quasi una notte insonne, Monnie si svegliò presto, a causa del caldo mattutino e dei raggi solari che penetravano insidiosi attraverso i fori della serranda semiaperta seppur fossero solo le otto del mattino e fortunatamente ella non sarebbe dovuta andare a lavoro quella mattina, solo nel pomeriggio. Ma dentro di lei, tutto era quieto, nessun sintomo e nessun segno: forse aveva sognato? Non era accaduto nulla solo poche ore prima? Lei chiuse gli occhi, si avvicinò al suo cuscino e lo strinse forte, cercando di ricordare suoni ed odori persi in quella notte così folle. Ma non c’rea niente di più normale e naturale del risveglio: era giunto solo un altro giorno e su di lei era rimasto il tocco ed il profumo di Nik sulla pelle, con una mista sensazione di amore e rimorso di aver fatto sesso con la persona più preziosa del mondo ed di aver saltato tutti i convenevoli. In fondo, ciò che voleva Monnie era solo parlargli un po’, conoscere quali fossero i suoi gusti e le sue preferenze, magari uscire ogni tanto con lui anche in comitiva, giusto per realizzare se oltre a quella forte attrazione fisica che univa i loro sguardi, ci fosse davvero un’intesa di interessi e di valori, o comunque qualcosa che potesse unirli. Il vociare nervoso di giovani studenti che si apprestano all’esame di maturità risuonava  dalla strada  di fronte attraverso la finestra della camera di Monnie, sino a giungere al suo orecchio, e ella , ancora assonnata e capricciosa come una bambina di cinque anni, giunse alla conclusione di alzarsi e preparasi il suo caffè. Era mattina e doveva smettere di sognare ancora!

lunedì 7 ottobre 2013

L'ultimo volo Cap.2

Capitolo 2
EROS E THANATOS 
(parte prima)


Aver fatto l’amore con Nik fu l’esperienza più devastante per Monnie negli ultimi nove mesi. La prima volta accadde in una maniera al quanto bizzarra: una sera di un lunedì di giugno lei rientrava a casa da una serata normale tra amici, la solita amica del cuore Jovy e la sua comitiva. Una sera come tante, una sera speciale! Mentre Monnie era ancora in macchina, non lontano dalla sua abitazione, un colpo di testa le disse di mandare un messaggio  a Nick, che era quasi mezzanotte. “Che fai? Sei ancora sveglio?”  e lui rispose “Si, ancora. E tu? Dove sei?”. Monnie si sentì incoraggiata: per mesi aveva cercato di stabilire un contatto, una comunicazione vera con questa persona così sfuggente, che sembrava essere interessata a lei, ma poi era pronto ad allontanarla violentemente con la sua indifferenza ..una persona enigmatica, insomma! Ma Monnie era già follemente innamorata, così presa da una tale emozione, sin dalla sera del loro primo incontro, che nei successivi tre mesi, nei loro fugaci incontri, eventi del tutto casuali, ella non riusciva a nascondere la sua reazione di stupore ed imbarazzo nei confronti di Nik, tanto che le loro conversazioni erano un po’ vuote e scarne di significato, mentre Monnie aspirava a conoscerlo davvero, sempre di più..E per quanto il suo lavoro di maestra d’asilo assorbisse buona parte della giornata, il restante lo impiegava per capire e crucciarsi dei comportamenti ambigui di quel giovane medico dal sorriso disarmante.
Nonostante la razionalità, l’amore si configura come un insieme di emozioni positive che Monnie non provava più da molto tempo, setticemia del cuore, e quindi era comprensibile, come in quella situazione, che lei perdesse il senno della ragione, o meglio lei perdesse parte di sé. Un sera, pochi istanti, ed il percorso della sua vita cambiò radicalmente.

Lo scambio dei messaggi notturni tra lei e Nik, quella notte, si conclusero con una sorta di appuntamento a casa di Monnie. Appuntamento? A mezzanotte inoltrata? A casa di Monnie? Seth non era a casa quella sera, era ritornato da un paio di giorni nella sua città natale per occuparsi di alcune faccende di famiglia e per qualche giorno non sarebbe stato in casa con Monnie, quindi l’appartamento era libero e non c’era nessun altro.  Non appena lei arrivò a casa, non credeva vero a quello che aveva appena fatto: aver dato un appuntamento erotico a Nik, a lui, con il quale avrebbe voluto solo parlare ore ed ore solo per potergli stare vicino, sentire la sua voce , guardare le sue labbra muoversi ed innamorarsi delle sue palpebre quando sbattono velocemente quando certi sguardi si fanno tanto intensi che inizia dolcemente a balbettare. Monnie non era più sul pianeta Terra ma era volata su Venere e non aveva alcuna intenzione di ritornare indietro. Quella notte di lunedì, con il caldo che anticipa il solstizio d’estate, il loro incontro lasciò il segno, anzi una ferita profonda in Monnie, perché fare l’amore, a senso unico, taglia il cuore e le speranze, ma questo lei non lo sapeva perché lei non conosceva altro modo per parlare sinceramente a Nik. E quando lui giunse nel suo appartamento, dopo l’imbarazzo generale di quella visita, lui improvvisamente la abbracciò da dietro e le mani di Nik iniziarono a bramare i suoi fianchi,  lei si sentì il corpo gelare ed ardere contemporaneamente. Fare l’amore a senso unico può far male, ma Monnie era troppo innamorata per non sentirsi morire in quello stato di estasi.