giovedì 24 ottobre 2013

L'ultimo volo Cap.3


Capitolo Terzo
L'ULTIMO VOLO
(parte seconda)


Ed intanto anche luglio stava per volgere al termine, con ancora tanti dubbi in Monnie. Giorno dopo giorno, tra le giornate a lavoro e quelle passate a mare con gli amici, la sua vita sembrava procedere regolare: gli amici, Seth, Jovy  e le amiche delle serate “chiccose” in giro per la città. Cosa le poteva mai mancare? Eppure sul suo viso non c’era spazio per i sorrisi: la frustrazione per Nik era sempre tanta, come colla che non riesci a strappare, indelebile come un marchio a fuoco sulla pelle. Ma accadde l’imprevedibile. Un sabato sera, proprio quando si solo voglia di vivere il presente e di guardare oltre, Monnie si era organizzata per trascorrere una serata in compagnia di due amiche di Seth, che ormai da tanto tempo frequentavano la loro casa, coetanee ed entrambe single. Una di queste ragazze, dalla corporatura minuta ma dalla lingua feroce, conosceva bene ciò tra Monnie e Nik si era venuta a creare ultimamente e, in altre occasioni a casa di Seth, proprio lei le chiese, con una certa aria malvagia di chi cerca di scoprire qualcosa senza dare nell’occhio, di come la storia tra lei e Nik si evolvesse, come se le importasse davvero…di lui soprattutto!

Quella sera, quel 21 di luglio, il trio formato da Monnie e le altre due ragazze scelsero una serata modaiola, in uno dei più rinomati nightclub estivi della città, dove era facile incontrare molte persone. 
Nik non era un frequentatore di quella tipologia di serate mondane : il suo carattere taciturno ed estremamente  riservato si scontrava con la sua voglia di emergere e di frequentare associazioni importanti insieme ad altri giovani colleghi medici, per cui si sforzava di farne parte e di partecipare alle attività, nella speranza che questo gli desse la visibilità necessaria per raggiungere il suo obiettivo professionale e per potersi affermare nella società alto-borghese della città. Esteriormente, il suo modo gentile di porsi gli garantiva il  minino di  rapporto sociale  con gli altri, ma chissà quali paure di sentirsi inadeguato doveva macinare dentro di sé, in quell’ambiente così costituito da gente per lo più falsa ed egoista. Cosa ci faceva lui in mezzo a loro?

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