lunedì 5 gennaio 2015

L'ultimo volo Cap.16

CAPITOLO  SEDICESIMO
 L'appuntamento

(parte seconda)



Dopo la telefonata Monnie chiuse l’agenda blu, la ripose dentro la sua borsa rosa, soddisfatta non perché avesse sentito nuovamente  la voce di Nik ma perché ebbe la sensazione di reagire e controllare le sue emozioni e lasciare i ricordi passati fluire via nel tempo! “Che stupida che sono stata a comportarmi con lui in quel modo: più pensavo che lui potesse sentire le mie emozioni -la rabbia, la delusione, l’amarezza- dalla mia voce, dovute alla fine della nostra storia per comunicargli che io lo desideravo ancora, più lo allontanavo. Ora che tutto è diverso, ora  che io sono diversa, lui è non mi è ostile ma si è rivelato tranquillo. Ora che ho bisogno di lui.”
Monnie sapeva bene di cosa aveva bisogno, certo,  ed il suo “star male” non era del tutto casuale ma era anche un modo per mettersi alla prova dopo il turbino di emozioni e situazioni appena trascorse. Non a caso, una sera d’estate si erano incontrati casualmente in un nightclub in riva al mare, un incontro fortuito dopo una giornata di sole e allegria che Monnie aveva trascorso insieme al suo gruppo di amici anche lei stava era già legata emotivamente e fisicamente  a Vemis, che le stava accanto. Quella sera, mentre lui era distratto a parlare con alcune persone della sua comitiva , lei scorse Nik da lontano, come una sirena quando vide il suo Ulisse: un tuffo nel cuore, ma il tuffo non fu profondo, anzi, tutt’altro! Così come sempre, un po’ per vincere l’imbarazzo e un po’ per farsi bella davanti ai suoi occhi, lo ignorò e, con il sogghigno sulle labbra, si avvicinò dolcemente a Vemis, lo prese per mano e prese parte alla conversazione con lui ed con i suoi amici, come se niente fosse, assicurandosi però , con la coda dell’occhio, che Nik la potesse guardare mentre era bella, sorridente, felice con Vemis vicino.
 Nik vide per la prima volta Monnie e Vemis molti mesi prima, proprio in quel primo appuntamento tra la “sua” donna e quel ragazzo così diverso da lui! Quella volta, però, gli occhi di Nik non si scontrarono direttamente con quelli di Monnie, perché restò in disparte, come un osservatore, seduto con altre persone ad una piccola festicciola di compleanno tra colleghi, in una gelateria molto frequentata da giovani e non solo. In una sera  fredda  di Marzo Nik notò che tutto ad un tratto che un ragazzo della comitiva, da poco conosciuto, si alzò repentinamente e si diresse verso l’ingresso del locale. All’inizio, non diede peso all’accaduto e riprese poi a parlare con i suoi amici, quando all’improvviso  vide Monnie arrivare verso il locale, il che era difficile che passasse inosservata. Lei indossava un giacchino bianco con dei disegni in pizzo nero e la sua borsa nera al braccio , un paio di jeans scuri, stivaletti grigi non molto alti e una lunga e morbida sciarpa nera le avvolgeva caldamente il collo, i suoi capelli dorati si muovevano sinuosi ad ogni soffio di Eolo, ma ciò che colpì Nik fu il sorriso di lei, un sorriso strano e la luce delle stelle negli occhi di Monnie. Lei stava già parlando vivacemente con quel tipo del tavolo, che indubbiamente era un amico, ed un altro che le stava vicino, troppo vicino. Così egli capì qualcosa, o meglio, forse la rimpianse: aveva già visto altre volte e in più occasioni quella luce in Monnie, solo che questa volta non erano per lui quegli sguardi e, quasi, desiderò essere visto e salutato oppure alzarsi e salutarla come fece quel tipo del suo tavolo. Ma non lo fece, un po’ per paura un po’ per risentimento o per indifferenza, chissà! Ma sta di fatto che dopo una sola settimana che lei gli inviò quella lettera d’amore dal sapore agrodolce, Monnie usciva già con un altro ragazzo e lui si sentiva rimpiazzato!
Alla fine, Monnie spense il cellulare ed accese la radio. Solita stazione in FM, si lavò le mani e il viso ed iniziò a far scorrere l’acqua calda dal rubinetto della doccia, pronta per un nuovo viaggio attraverso la mente.
Quando arrivò lunedì sera, ella si sentiva tutta euforica, ma questa volta era tranquilla che questa euforia avrebbe avuto una durata ed un’intensità minore rispetto all’ultima volta che andò a farsi visitare da lui, un anno prima: era una semplice visita medica di controllo, non più un tentativo disperato di una donna di avvicinarsi al suo amato…questa fase per Monnie e Nik era già stata vissuta dolorosamente da entrambi con l’esito che già conoscevano, per cui, solo uno scellerato avrebbe ancora osato tanto! Quindi le carte erano state giocate tutte, nessuno avrebbe fatto una mossa per avvicinare l’altro, non c’era più trucco in questa nuova partita e Monnie aveva solo bisogno di un controllo medico, da parte di uno specialista in gamba come era Nik e lui glielo avrebbe reso, professionale come sempre. Forse un po’innamorato, come sempre. Nient’altro.

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