CAPITOLO SEDICESIMO
L'appuntamento
(parte seconda)
Dopo
la telefonata Monnie chiuse l’agenda blu, la ripose dentro la sua borsa rosa,
soddisfatta non perché avesse sentito nuovamente la voce di Nik ma perché ebbe la sensazione
di reagire e controllare le sue emozioni e lasciare i ricordi passati fluire
via nel tempo! “Che stupida che sono stata a comportarmi con lui in quel modo:
più pensavo che lui potesse sentire le mie emozioni -la rabbia, la delusione,
l’amarezza- dalla mia voce, dovute alla fine della nostra storia per
comunicargli che io lo desideravo ancora, più lo allontanavo. Ora che tutto è
diverso, ora che io sono diversa, lui è
non mi è ostile ma si è rivelato tranquillo. Ora che ho bisogno di lui.”
Monnie
sapeva bene di cosa aveva bisogno, certo, ed il suo “star male” non era del tutto
casuale ma era anche un modo per mettersi alla prova dopo il turbino di
emozioni e situazioni appena trascorse. Non a caso, una sera d’estate si erano
incontrati casualmente in un nightclub in riva al mare, un incontro fortuito
dopo una giornata di sole e allegria che Monnie aveva trascorso insieme al suo
gruppo di amici anche lei stava era già legata emotivamente e fisicamente a Vemis, che le stava accanto. Quella sera, mentre
lui era distratto a parlare con alcune persone della sua comitiva , lei scorse
Nik da lontano, come una sirena quando vide il suo Ulisse: un tuffo nel cuore,
ma il tuffo non fu profondo, anzi, tutt’altro! Così come sempre, un po’ per
vincere l’imbarazzo e un po’ per farsi bella davanti ai suoi occhi, lo ignorò e,
con il sogghigno sulle labbra, si avvicinò dolcemente a Vemis, lo prese per
mano e prese parte alla conversazione con lui ed con i suoi amici, come se
niente fosse, assicurandosi però , con la coda dell’occhio, che Nik la potesse
guardare mentre era bella, sorridente, felice con Vemis vicino.
Nik vide per la prima volta Monnie e Vemis
molti mesi prima, proprio in quel primo appuntamento tra la “sua” donna e quel
ragazzo così diverso da lui! Quella volta, però, gli occhi di Nik non si
scontrarono direttamente con quelli di Monnie, perché restò in disparte, come
un osservatore, seduto con altre persone ad una piccola festicciola di
compleanno tra colleghi, in una gelateria molto frequentata da giovani e non
solo. In una sera fredda di Marzo Nik notò che tutto ad un tratto che
un ragazzo della comitiva, da poco conosciuto, si alzò repentinamente e si diresse
verso l’ingresso del locale. All’inizio, non diede peso all’accaduto e riprese
poi a parlare con i suoi amici, quando all’improvviso vide Monnie arrivare verso il locale, il che
era difficile che passasse inosservata. Lei indossava un giacchino bianco con
dei disegni in pizzo nero e la sua borsa nera al braccio , un paio di jeans
scuri, stivaletti grigi non molto alti e una lunga e morbida sciarpa nera le
avvolgeva caldamente il collo, i suoi capelli dorati si muovevano sinuosi ad
ogni soffio di Eolo, ma ciò che colpì Nik fu il sorriso di lei, un sorriso
strano e la luce delle stelle negli occhi di Monnie. Lei stava già parlando vivacemente
con quel tipo del tavolo, che indubbiamente era un amico, ed un altro che le
stava vicino, troppo vicino. Così egli capì qualcosa, o meglio, forse la
rimpianse: aveva già visto altre volte e in più occasioni quella luce in
Monnie, solo che questa volta non erano per lui quegli sguardi e, quasi,
desiderò essere visto e salutato oppure alzarsi e salutarla come fece quel tipo
del suo tavolo. Ma non lo fece, un po’ per paura un po’ per risentimento o per
indifferenza, chissà! Ma sta di fatto che dopo una sola settimana che lei gli
inviò quella lettera d’amore dal sapore agrodolce, Monnie usciva già con un altro
ragazzo e lui si sentiva rimpiazzato!
Alla
fine, Monnie spense il cellulare ed accese la radio. Solita stazione in FM, si
lavò le mani e il viso ed iniziò a far scorrere l’acqua calda dal rubinetto
della doccia, pronta per un nuovo viaggio attraverso la mente.
Quando
arrivò lunedì sera, ella si sentiva tutta euforica, ma questa volta era
tranquilla che questa euforia avrebbe avuto una durata ed un’intensità minore
rispetto all’ultima volta che andò a farsi visitare da lui, un anno prima: era
una semplice visita medica di controllo, non più un tentativo disperato di una
donna di avvicinarsi al suo amato…questa fase per Monnie e Nik era già stata
vissuta dolorosamente da entrambi con l’esito che già conoscevano, per cui,
solo uno scellerato avrebbe ancora osato tanto! Quindi le carte erano state
giocate tutte, nessuno avrebbe fatto una mossa per avvicinare l’altro, non
c’era più trucco in questa nuova partita e Monnie aveva solo bisogno di un
controllo medico, da parte di uno specialista in gamba come era Nik e lui
glielo avrebbe reso, professionale come sempre. Forse un po’innamorato, come
sempre. Nient’altro.
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