Capitolo Tredicesimo
UNA BRAVA RAGAZZA
(parte quarta)
Cosa?
Cosa aveva sentito Monnie? “Sei una brava ragazza”? Lui continuava a parlare,
lei era impietrita, cercando solo di celare lo smarrimento. Disse ironicamente,
per alleviare la tensione che si era creata “Vabbè, ormai che siamo qui,
andiamo a mangiare qualcosa insieme!”. Serio, razionale, analitico. “Forse non
hai capito. E’ meglio che non ci sentiamo, né ci vediamo più.”
Poche
parole ci circostanza. Un “buona fortuna” uscito fleblile dalle labbra sconvolte
di Monnie. Salì a casa, attonita e senza voce, si buttò nel letto. Non sapeva
cosa fare: talmente era lo shock che era in uno stato confusionale mai vissuto.
Sicuramente non voleva rimanere a casa tutta fresca e profumata come era,
quindi chiamò Jovy. Lei era appena uscita fuori con i loro amici ma le supplicò
di tornare indietro e di uscire: “Taninem
mi ha mollata”. Possibile? Stavano insieme? Jovy arrivò subito, Monnie erà già fuori ad
aspettarla, con lo sguardo perso nel vuoto, salì in macchina ed iniziò a
singhiozzare.
N.B.
Breve definizione di brava ragazza.
Brava:
rispettosa, gentile, educata , una persona che crede in qualcosa, che ha ancora
qualcosa in cui credere. Intelligente , acculturata, ragionevole , e se
necessario, emotiva ed istintiva.
Ragazza: essere umano di sesso femminile, rossetto e cipria, capelli lunghi e
sempre profumata. Indossa prevalentemente gonne e tacchi di dimensioni variabili,
ama i colori e dona la vita, futura cuoca e madre di famiglia, ottima
amministratrice della casa.
Ma
questa non è la giusta definizione.
Dicasi
“brava ragazza” colei che, durante una frequentazione con un ragazzo, è una
“difficile” da portare a letto, una “noiosa”. Ogni tentativo di sedurla per
raggiungere l’obiettivo maestro risulta vano dopo un tot di tempo variabile
(circa un mese), diventa una perdita di tempo e, non appena si avvistano i
primi segnali di innamoramento da parte della ragazza ( perché, ammetto, le
ragazze possono provare sentimenti oltre che istinti animali), ecco che ci si
tira fuori dalla situazione imbarazzante, con la vecchia scusa “non può
continuare con te, non te lo meriti perché sei una brava ragazza.”
Si
capisce subito se la ragazza è “brava” oppure no. Ma Monnie non credeva che
esistesse una “cattiva ragazza” perché ,
se ci si concede una sera, non lo si fa per cattiveria, ma per tutta una serie
di motivazioni e ragioni che non sono
l’amore, ma non per questo non degne di rispetto e silenzio. Monnie non si
sentiva una cattiva ragazza né pensava di esserlo mai stata in passato, e
quell’appellativo di Taninem le fece perdere il controllo e le bruciava come un
ferita aperta. Per lei, essere una brava ragazza significava essere una
donna in divenire e non più una
adolescente in preda alle variazioni ormonali.