giovedì 15 maggio 2014

L'ultimo volo Cap.13

Capitolo Tredicesimo
UNA BRAVA RAGAZZA
(parte quarta)

Cosa? Cosa aveva sentito Monnie? “Sei una brava ragazza”? Lui continuava a parlare, lei era impietrita, cercando solo di celare lo smarrimento. Disse ironicamente, per alleviare la tensione che si era creata “Vabbè, ormai che siamo qui, andiamo a mangiare qualcosa insieme!”. Serio, razionale, analitico. “Forse non hai capito. E’ meglio che non ci sentiamo, né ci  vediamo più.”
Poche parole ci circostanza. Un “buona fortuna” uscito fleblile dalle labbra sconvolte di Monnie. Salì a casa, attonita e senza voce, si buttò nel letto. Non sapeva cosa fare: talmente era lo shock che era in uno stato confusionale mai vissuto. Sicuramente non voleva rimanere a casa tutta fresca e profumata come era, quindi chiamò Jovy. Lei era appena uscita fuori con i loro amici ma le supplicò di tornare indietro e di uscire: “Taninem  mi ha mollata”. Possibile? Stavano insieme?  Jovy arrivò subito, Monnie erà già fuori ad aspettarla, con lo sguardo perso nel vuoto, salì in macchina ed iniziò a singhiozzare.
N.B. Breve definizione di brava ragazza.
Brava: rispettosa, gentile, educata , una persona che crede in qualcosa, che ha ancora qualcosa in cui credere. Intelligente , acculturata, ragionevole , e se necessario, emotiva ed  istintiva. Ragazza: essere umano di sesso femminile, rossetto e cipria, capelli lunghi e sempre profumata. Indossa prevalentemente gonne e tacchi di dimensioni variabili, ama i colori e dona la vita, futura cuoca e madre di famiglia, ottima amministratrice  della casa.
Ma questa non è la giusta definizione.
Dicasi “brava ragazza” colei che, durante una frequentazione con un ragazzo, è una “difficile” da portare a letto, una “noiosa”. Ogni tentativo di sedurla per raggiungere l’obiettivo maestro risulta vano dopo un tot di tempo variabile (circa un mese), diventa una perdita di tempo e, non appena si avvistano i primi segnali di innamoramento da parte della ragazza ( perché, ammetto, le ragazze possono provare sentimenti oltre che istinti animali), ecco che ci si tira fuori dalla situazione imbarazzante, con la vecchia scusa “non può continuare con te, non te lo meriti  perché sei una brava ragazza.”  

Si capisce subito se la ragazza è “brava” oppure no. Ma Monnie non credeva che esistesse una “cattiva ragazza”  perché , se ci si concede una sera, non lo si fa per cattiveria, ma per tutta una serie di motivazioni e ragioni  che non sono l’amore, ma non per questo non degne di rispetto e silenzio. Monnie non si sentiva una cattiva ragazza né pensava di esserlo mai stata in passato, e quell’appellativo di Taninem le fece perdere il controllo e le bruciava come un ferita aperta. Per lei, essere una brava ragazza significava essere una donna  in divenire e non più una adolescente in preda alle variazioni ormonali. 

martedì 6 maggio 2014

L'ultimo volo Cap.13

Capitolo Tredicesimo
UNA BRAVA RAGAZZA
(parte terza)

“Aspetta… fermiamoci un attimo, è meglio non complicare subito le cose.” Così Monnie fermò la passione di Tanimen, non perché non volesse o non si sentisse pronta, ma un mese era ancora poco per capire se da quella storiella leggera potesse nascere qualcosa di più, perché questa volta i presupposti c’erano tutti, solo che non c’era lui. Ovvero, le sue buoni intenzioni. Tanimen, dagli occhi verdi oro come l’acqua di mare cristallina su cui brilla il sole a mezzogiorno, allora si rivestì in silenzio, o meglio,  con un mezzo sorriso apparentemente tranquillo e alla porta di ingresso baciò rapidamente le labbra infuocate ma determinate di Monnie e buonanotte fu. Almeno per lei. Quella notte era davvero speciale, poiché un anno prima lei era tra le braccia di Nik, aveva le sue labbra sulle sue, e la persona che era diventata fino ad allora era anche merito a quella prima loro notte d’amore insieme. Quella notte rimase quindi immacolata al suo ricordo.
Coincidenze, chissà, ma questa volta sentiva di aver fatto la cosa giusta e finalmente stava guidando quella “relazione” per come avrebbe voluto, perché a lui ci teneva, sentiva qualcosa davvero, anche se non era ancora viscerale come fu per Nik. Prendere tempo per conoscerlo meglio, questa era la sua nuova filosofia.  Passarono due giorni e di Taninem nessuna traccia o segno, ma   Monnie non  notò la sua immotivata freddezza. Il Caso volle che in quei giorni lui dovesse sostenere un ultimo esame all’università, quindi Monnie non si crucciò di quel silenzio: voleva essere meno ansiosa del solito senza crearsi paranoie inutili e senza creargli pressioni controproducenti. Nel frattempo si rese conto che la mancanza di Tanimen sembrava vincere sulla sensazione di vuoto che adesso aveva di Nik: strano, ma era davvero quello che provava e ciò lo confidò anche a Jovy, che sapeva tutti i particolari della vita di Monnie, meglio di una sorella che lei non aveva mai avuto.
Il terzo giorno “resuscitò” , anche lui, una telefonata ed era lo stesso ragazzo di sempre. Il silenzio di Taninem era stato interrotto e così avrebbero avuto l’occasione di rivedersi e stare insieme, anche solo per una mezz’ora, dopo quella famosa notte. Monnie tornò a casa nel tardo pomeriggio da un corso di aggiornamento per il suo lavoro, si preparò dunque in fretta ascoltando un po’ di musica, e con un sorriso sereno aspettava lo squillo di Taninem che significava che era arrivato sotto casa sua.
Il segnale lo ricevette, Seth era fuori in balcone che parlava al telefono, lei uscì salutando. Contenta di vederlo di nuovo, uscita dal cancelletto lo trovò non molto lontano, tranquillo, con lo sguardo un po’ severo, forse, ma Monnie non se ne accorse. Lei si avvicinò, lui la baciò sulle labbra per salutarla, lei tremava un po’. Alcune parole sull’esame , poi sul corso di Monnie e improvvisamente un  secco ed asciutto  “Ti devo parlare”. Parlare? Di che, pensò Monnie? In fondo erano lì, faccia a faccia. L’ingegnere dalla barba speziata (definizione che si meritò in base al color castano-rossiccio e dai riflessi dorati  di quest’ultima) cambiò il tono dalla voce e iniziò un monologo analitico, da vero programmatore. Razionale, distaccato, con poca voglia di scherzare. Monnie iniziò a tremare, ma questa volta il brivido non era di eccitazione quanto di smarrimento, lo guardava atterrita, incredula, cercava di ascoltarlo, e lo fece, ma dentro di sé riviveva momenti, parole, qualcosa di già vissuto. “Tu sei una brava ragazza, e non ti meriti ….”. 

giovedì 1 maggio 2014

L'ultimo volo Cap.13

Capitolo Tredicesimo
UNA BRAVA RAGAZZA
(parte seconda)

Inevitabile che alla fine della serata, dopo anche un giro folle in centro, mentre lei lo stava tranquillamente salutando, lui la baciò in un modo che lei voleva: l’attrazione mentale e fisica per l’ingegnere c’era, era tanta, ma l’unico contatto che si sentiva di concedergli erano solo le sue labbra. Così, da quella sera, si continuarono a vedere, a sentirsi, a scherzare, a baciarsi perché gli andava ad entrambi. Questa volta in Monnie aumentava la consapevolezza di non voler bruciare le tappe, di nutrire senza fretta quella conoscenza, concedendosi solo a quello scambio emotivo, già profondo per lei. In fondo erano “perfetti”: entrambi stavano bene e lei lo avvertiva, erano molto affini che non le sembrava vero, erano molto attratti l’uno dall’altro, e per circa una ventina giorni Nik era scomparso dai suoi pensieri. Cioè, non che lei avesse dimenticato, ma si rendeva conto che la loro situazione sarebbe dovuta essere come quella sua con Taninem e per questo allontanava il suo ricordo dalla sua testa. Successe poi che Nik le mandò un messaggio al telefono, ma lei rispose laconicamente: stava succedendo l’inevitabile, ovvero alcune corde mentali erano state toccate e il suo sentirsi a e a suo agio con un quasi semi-sconosciuto era un evento che non voleva sciupare. Voleva guardare avanti, senza più trascinarsi il passato e questo le sembrava dovuto. Risate, baci, carezze tranquille, e un senso di benessere distensivo.  La complicità con Taninem era diventata tale che per due volte lei lo fece salire da lei, ma non per amore, ma per amicizia. Niente sesso o altro, solo la voglia di stare bene e guardarsi qualche film in compagnia. Era una sensazione rilassante, dagli effetti benefici per l’anima,  quella di stare insieme, senza aver addosso la fretta del sesso. Il silenzio e il parlarsi durante la visione di un film le ricordava attimi di vita con James, quei momenti che avevano condiviso come amici, più che come fidanzati. Gli abbracci, di quelli che ti calmano, ed i baci sinceri che si scambiano le coppie già rodate, di quelli che ti fanno sentire la presenza, il calore della vita, senza per questo incendiarsi continuamente di passione. Quelli ci furono pure, ma non presero mai il sopravvento, anche se Monnie lo desiderava tanto e per Taninem era lo stesso, ed era tutto quasi perfetto. Quasi perfetto.