venerdì 14 marzo 2014

L'ultimo volo Cap.11

Capitolo Undicesimo
COME OGNI PRIMAVERA
(parte terza)

Lo scompiglio interiore che ella sentiva dentro di sé  trovò fondamento non appena capì che quel rapporto instabile minava la sua felicità quando non lui non era lì con lei e la sua assenza, come amico-amante-compagno le pesava. E poiché non era disposta a soffrire ancora, Monnie decise di allontanare Vemis: era solo il 30 Aprile e quella storia che sembrava averle dato speranza era chiusa, quasi archiviata e non voleva più trascinarsi ricordi melodrammatici. Tutto si era chiusa ma un party festaiolo aspettava solo lei. Quella stessa sera era ritornata radiosa, brillante, con i propositi migliori per dimenticare il sottile dispiacere di aver allontanato la sua ultima fonte di felicità, per affrontare probabilmente, ancora una volta,  gli occhi dell’amore perduto, ovvero Nik.

L’ultima volta, il loro ultimo incontro,  si verificò due giorni dopo che Monnie gli inviò quella email colma di dolore, di amore. L’imbarazzo che si creò in quell’occasione tra i due fu sottile: lo sguardo di Nik in quell’occasione si fece modesto, umile, quasi “amorevole”. Niente compassione, quella no, perché lui, a suo modo, l’aveva amata anche durante quel suo “tira e molla di emozioni” e sapeva bene di quanto dolore e tormento le aveva procurato nel suo cuore smarrito da tante peripezie. Un cuore stanco di battere forte, fortissimo, ancora più forte, sempre più forte, per poi incepparsi, arrancare, bloccarsi, sfinirsi per la sua  incertezza emotiva. Due parole cordiali e lo sguardo mortificato di Monnie che non si aspettava di incontrarlo così presto, anzi prestissimo! Sguardo basso, voce strozzata, cuore impazzito, le gambe che iniziarono a tremare. Come non poteva accorgersene? Anche uno stolto avrebbe notato quanta velata tristezza c’era negli occhi blu di Monnie, ogni volta che lui si spostava tra i tanti, mentre parlava con le altre ragazze, tutte al di fuori di lei. Ma questa volta Monnie lo sapeva, era preparata alla sua indifferenza, ma le faceva male lo stesso,  e di più , se pensava che due giorni prima gli aveva inviato quella profonda email. Stette lontana dal lui, solo “avvicinamenti” moderati visto che tutti conoscono tutti e si doveva far finta di non essersi mai conosciuti, né amati né odiati. Adesso Monnie cercava di farsene una ragione, aveva appena conosciuto Vemis, ma il suo trasporto per Nik era un sentimento raro, una fissazione che non trovava risposta se non una continua alimentazione nei suoi sguardi fugaci. Quella giornata trascorreva tranquilla, lei ed i suoi amici e l’ammaliante ragazza dai lunghi capelli, la giovane seduttrice che aveva conosciuto a Gennaio, che Monnie scoprì essere una amica del gruppo di Piek e quindi anche lei avrebbe frequentato quel giro di amicizie. Un po’ perplessa, un po’ preoccupata, ma doveva accettare qualunque situazione gli venisse presentata perché non poteva intervenire e non l’avrebbe più fatto, in fondo aveva già scoperto le sue carte ed aveva già giocato il suo asso di cuori. Inoltre Monnie aveva con sé la sua macchina fotografica e la sua voglia di intrappolare il mondo dentro quelle immagini,  e lì c’erano i suoi amici: per alcune  ore avrebbe potuto sopravvivere! In quella particolare occasione, le associazioni di cui Monnie e Nik facevano parte avrebbero dovuto anche rimanere la sera per la serata di gala, ma sicuramente Monnie non sarebbe rimasta, mentre quella giovane decise di pernottare nello stesso albergo della conferenza. Cosa avrebbe fatto Nik? Intanto lui era propenso a dare corda alla “femme fatale”, lei lo guardava da lontano con il cuore in mille pezzi, ma esteriormente nulla sembrava scalfirla. Tante foto, alcune di circostanza, altre per amore,  ed ecco che in alcune era vicina alla sua fantomatica rivale, ad essere quasi in imbarazzo, ed altre in cui c’era lui, quella luce negli occhi e le mani che tremavano, ed una in cui c’era anche lei, casualmente vicina a quel sorriso e quella sua mano grande che l’abbracciava. Quante emozioni per quei pochi secondi che sembravo davvero interminabili, in cui Monnie era talmente emozionata che non sapeva più sorridere, faceva fatica a trattenere un sorriso spontaneo e tremava sperando che nessuno,  e persino lui,  non se ne accorgesse mentre lui la toccava con passione quel suo fianco. Ma per quanto ci provasse era sempre più innamorata! Come erano entrambi stupidi, follemente stupidi: chi nel negare l’evidenza dei propri sentimenti, chi nell’ allontanarli per paura di soffrire e di essere abbandonato nuovamente.

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