Capitolo Tredicesimo
UNA BRAVA RAGAZZA
(parte prima)
Certe emozioni non tornarono più. Aver fatto pace con il proprio passato predispone l’animo a nuove emozioni, situazioni ed imprevisti a cui non avremmo mai dato importanza. Ed invece capitò qualcosa di così assurdo che neanche Monnie sembrava capirne la ragione. In fondo, la ragione profonda la conosceva bene, ma preferiva mentire e mentirsi pur di continuare a vivere. Pochi giorni dopo il secondo appuntamento con Tanimen, nella sua vita era scattata qualcosa: la sua curiosità aveva preso il sopravvento e i ricordi di Nik e Vemis vennero messi nel cassetto del passato. Continuare a sentirsi con questo nuovo ragazzo che in breve tempo l’aveva fatta ridere, l’aveva messa a suo agio, ragazzo con il quale sembrava avere molti, troppi punti in comune e non solo in termine di sensazioni. Taninem, senza accorgersene, aveva reso l’anima e la vita di Monnie colorata, serena. In breve tempo arrivò il terzo invito da parte sua, ma non era più un evento causale: una cena, un’uscita di sabato sera. Seppur scettica, Monnie desiderava davvero verificare cosa realmente fosse quell’interesse che lui le dimostrava e capire fino in fondo cosa avrebbe mai provato lei questa volta.
Era sabato sera, il primo giorno di un giugno umido e decisamente insolito, e non solo per la temperatura. Appuntamento alle 20.30, puntuale. L’uomo perfetto, troppo pignolo. In macchina una piacevole conversazione, poi si è arrivati al ristorante e Monnie era insanamente felice. Prima che lui arrivasse sotto casa, mentre si profumava di sensualità, Seth la guardava muoversi e capì che questa volta Monnie si stava eccitando davvero per quella persona con cui si apprestava ad uscire, anche se lei, da un bel po’ di tempo, non era più riuscita a confidarsi con lui, vista la precedente esperienza con Lauren, ed era rimasta sempre rimasta vaga nel parlare della sua vita privata. Con Taninem non si poteva non annoiarsi: era simpatico, brillante e aveva capito come prenderla, con l’umorismo e una leggerezza non banale. Monnie lo guardava parlare, lo ascoltava parlare, ma ciò che la colpì maggiormente fu il movimento veloce della sua bocca e il suo sorriso particolare. Quegli occhi verdi che brillavano mentre si parlava e si scoprivano che erano davvero identici, o meglio molto affini. Monnie capì di star rischiando, rischiando i suoi sentimenti: iniziava a provare dentro sensazioni diffuse, controllabili ancora razionalmente, ma per quanto tempo sarebbe riuscita a celare i suoi pensieri più intimi, le sue disillusioni con Nik, l’incoerenza dell’agire di Vemis, per poi abbassare le difese ed innamorarsi di lui? All’uscita del ristorante , erano ancora lì a
parlare e ridere, e decisero di farsi una passeggiata al lungomare. Il freddo
inconsueto di giugno li vedeva coraggiosi nel sedersi su una panchina, con il
mare nero e un deserto di luci vicino loro. Fu allora che Monnie ebbe il
coraggio di dirgli: - Senti, ascolta Taninem, questa è la terza volta che usciamo
insieme. Cosa vuoi da me? Cosa vorresti da me? Se pensi che io sia una di
quelle con cui ci esci un po’ e poi ti porti a letto, beh io non sono così .- .
Il ghiaccio tra loro. Qualche secondo imbarazzante e poi Taninem parlò
rispondendo: - Io non lo so, siamo liberi. Ci stiamo conoscendo. Ci sentiamo se
ci va, quando non ci va non lo facciamo.
- . Risposta ottimale per Monnie, che di legarsi non voleva proprio e non
cercava adesso un altro rifugio per le sue ansie, né tanto mento voleva
commettere l’errore di fare l’amore con lui, subito, senza stabilizzarsi
emotivamente come invece scattò con Vemis, perché, anche se la passione tra i
due era bruciante, sempre di errore si trattò, perché il sesso avvicina due
corpi, non due anime. L’unico “errore” che non sentiva, erano le nottate
trascorse tra le braccia di Nik, per cui avrebbe dato l’anima, solo per
respirare l’aria sua, perché con lui era bello anche parlare ed ascoltare la
sua voce, interessarsi alle sue parole oltre che delle sue labbra.