Capitolo Nono
NESSUNA RISPOSTA
(parte terza)
Stare
da sola era la scelta migliore, anche perché era ancora dannatamente innamorata del giovane medico. Per quanto orami non si
vedessero da più di un mese, l’unico pensiero di Monnie era quello di affrontare Nik una volta per tutte, parlandogli, avendo capito che il tempo aveva già
raffreddato i suoi fiochi sentimenti
, e desiderava avere solo un’occasione,
una soltanto, per essere finalmente sincera con lui, senza sorrisi falsi e senza
l’instaurarsi di quella tensione erotica che si palpava con mano ad ogni loro
incontro .
Una
notte Monniè lo sognò : nudo , steso sul letto aspettava una donna ma a qual
tratto uscì da una porta Monnie, che si diresse verso di lui ed entrambi
iniziarono ad parlare abbracciandosi. Inoltre, nel sogno, lei gli chiese quando
mai lui si sarebbe sposato e lui le rispose “ Quando compirò trentasette anni ” e poi si abbracciarono più volte come due
amici; ancora nel suo viaggio onirico,
lei bramava di baciarlo, di toccarlo e di amarlo ma, pur tenendolo tra
le braccia, sapeva di non essere la donna che lui aspettava e per questo un po’
ne soffriva. Al risveglio, Monnie non capì subito il senso di quel sogno,
poiché in tutti quei mesi non lo aveva
mai sognato, neanche quando lo strazio d’amore era molto intenso come durante
l’estate precedente, ma tale evento, così imprevedibile quanto chiarificatore, era
troppo “vero” nella sua mente, tanto che
scrisse su un bloc-notes “Ho creduto nell’ amore che mi consuma e che mi spacca
il cuore. Ma ciò che è troppo forte da una parte, è troppo debole
dall’ altra…perciò grazie per essermi venuto in sogno ed abbracciata per
l’ultima volta”.
Avrebbe
voluto mandargli un messaggio con quelle parole, ma avrebbe risposto?
Si
sarebbe ancora rifugiato nel suo silenzio?
Sarebbe ancora una volta fuggito dai
sentimenti che provava per lei, ignorando ogni richiesta di comprensione ?
Ma
mentre succedeva tutto questo, in parallelo Nik si apprestava a migliorare la
sua vita, gestire la sua carriera di medico ed ogni coinvolgimento affettivo
era bandito dalla sua vita, avendo scelto oculatamente quali fossero le sue
priorità, invece per Monnie l’unica priorità era lui, l’unica per cui valesse la pena di soffrire ancora, nonostante
tutto.
Nonostante tutti i suoi sforzi, non ci riuscì mai a
parlare direttamente con Nik. In compenso, una sera Monnie, dopo una serata
trascorsa a gironzolare tra locali più chic della città, si svestì dei suoi
ornamenti, indossò la sua camicia da notte color avorio in pizzo, distesa sul
suo letto accese il computer portabile. Il sonno non le giungeva facilmente e
così, ispirata da alcune canzoni melodiche che le facevano da colonna sonora ,
iniziò a scrivere alcune frasi sul suo notebook. Dopo un’oretta circa, chiuse
gli occhi, digitò il suo nome e concluse: non più frasi ma una lettera intensa,
fatta di emozioni, di amore e di triste malinconia per quell’uomo a cui aveva
celato tutto, o meglio, aveva cercato di celare la sua anima. Un segreto adesso
svelato in caratteri digitali, un po’ amorfo ma intriso di disperazione, la
disperazione di una donna che ha amato invano l’anima sterile di Nik.
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