Capito Sesto
SOTTO IL CIELO DEL DESTINO
( parte quarta)
Il
giorno successivo, il giorno dell’ultima visita, Nik aveva completato di
visionare l’iter di esami diagnostici di
Monnie, facendo un resoconto con gli
altri esami di routine, con la serietà di un professionista. Si sentiva sicura
tra quelle mani, tra quelle braccia, poteva riconoscere i sospiri ed i respiri
che aveva già sentito sulla pelle e nelle sue orecchie, mentre lui procedeva con
sicurezza, muoveva le sue mani come se non stesse toccando un corpo ma lei. Ed
uno sguardo pieno di tristezza ed amore li bloccò per qualche secondo, fino a
quando Monnie abbassò lo sguardo e rinunciò all’amore, mentre gli occhi marroni
di Nik cercavano in silenzio quelli blu.
Passarono
tre giorni ed era domenica sera. Monnie era appena uscita dalla doccia, i
capelli bagnati e nella stanza il calore dei radiatori riscaldava quella gelida
sera di neve e la chiamata di Nik sul celluare. Possibile? Monnie iniziò a
tremare e non credeva possibile quella insolita telefonata. Era domenica, le
visite erano finite, cosa avrebbe mai voluto significare quella telefonata? –
Pronto? Ciao- e lui iniziò – Ciao, come va, che fai?- . Domande retoriche per
Monnie che l’avrebbe voluto al suo fianco minuto per minuto, sempre.- Volevo
sapere come ti senti.- Monnie, incredula, rispose- Io? Io sto molto bene,
d'altronde ho te come medico!-. Era disposta a fare la stupida e non la seria,
se questo fosse servito per riavvicinarsi a lui, ma non più come paziente.-Che
fai stasera?- e con questa domanda Monnie raggelò: in pochi secondi aveva
immaginato che lui le avrebbe chiesto “finalmente” un incontro, un appuntamento
in regola, senza altre inutili scuse. Lei rispose però con un – Stasera esco
con un amico, qui a Nicestep, perché sono a casa dei miei.E tu invece, perché?-
La verità. Monnie non riusciva a mentire a lui ed era tutto vero: aveva
organizzato una cena amichevole con Piek con il quale non si vedeva da tanto ed
era davvero a tornata per un week end dai suoi genitori.-Io esco con Josep, in centro,
niente di ché. Solo che fa molto freddo…- Monnie avrebbe voluto essere a casa
sua, a Katnè, ma era dannatamente lì…perché ha mai chiamato, pensava mentre lui
continuava a parlare del più del meno, fino a quando capire che anche lui si
trovava imbarazzato, perché lui solo sapeva il reale motivo di quella
telefonata assurda di domenica sera. Come erano stupidamente assortiti!
Passarono
circa due settimane fino a quando Nik e Monnie si scontrarono occhi negli occhi
un’altra volta. Erano stato invitatati ad una delle cene sociali più ambite
della città: tutti aspettavano quell’evento come il più importante dell’anno ed
anche Monnie e Piek e i suoi nuovi amici ne avrebbero preso parte. Sicura che
ci sarebbe stato anche Josep e Nik, chiese proprio al gigante buono se era così
gentile da andare insieme alla cena visto che Piek avrebbe sicuramente tardato
e lui non rifiutò, anzi ne fu contento, era un amico!E così quella sera di
dicembre, Monnie indossava un abito davvero seducente e sprizzava estrogeni
come non mai: anche questa per lei poteva un’occasione cruciale per rivedere
Nik, parlagli da donna e non da paziente. In fondo, se ultimamente avevano
ripreso i “rapporti” civilmente, senza evitarsi, anzi, sembrava proprio che si
stessero riavvicinando dopo il glaciale silenzio dei mesi precedenti e di quel
fuggire di Nik alla possibilità dell’innamorarsi, e anche lui sembrava un po’
più aperto a questo cambiamento…Ma nella sala, quando si incontrarono Nik
lasciò senza parole Monnie. Josep e lei erano di spalla alla grande porta d'ingresso e
stavano tranquillamente parlando, quando Nik spuntò da dietro, salutò Josep,
guardò freddamente Monnie, la salutò e mentre le chiedeva come stava, mentre si
allontanava in fretta con Josep sottobraccio lasciando Monnie sola, in mezzo a
tanti che non conosceva, senza Piek accanto. Monnie, con un sorriso di
circostanza, si guardò attorno, impietrita nell’animo, senza parole come un
pesce fuor d’acqua, in quella sala, senza di Nik, senza ancora di salvezza,
spuntò Piek e solo lei seppe quanto ne fu grata di quella apparizione. Il senso
profondo di inadeguatezza la segnò per tutta la serata: si sentiva già umiliata
e con un armatura addosso, iniziò a camminare tra quei visi sconosciuti,
supportata dal buon Piek, ma nell’animo già segnata dalla indifferenza di Nik.
Durante la serata, Monnie non considerò minimamente il “suo” medico, aveva
ancora la forza necessaria per evitare quei suoi sguardi lontani, visto che
quasi potevano guardarsi anche se seduti in diversi tavoli. Mentre si consumava
la cena, Monnie in cuor suo sapeva quanta fatica aveva fatto per essere lì,
vicino a lui, anche se non proprio fisicamente ma per ricordagli che lei era lì
ed era stato il destino a farli incontrare in una sera di quasi primavera e
dopo ancora molti mesi, il destino li aveva portati a “frequentarsi” ancora. Il
gelo nel cuore di Monnie per ogni sguardo rubato con il suo giovane medico,
lui, impenetrabile con il suo cipiglio e le sue labbra dischiuse e gli occhi
supplicanti amore. Finita la cena, con il vino nelle vene nella speranza di
sciogliersi un po’, Monnie voleva andare a parlare con Josep, con la scusa di
chiedergli se al ritorno sarebbe potuta andare con lui a casa, e mentre si
parlava, Nik era “casualmente” con lui, e cercava con il suo modo sgraziato di
intromettersi in quella conversazione. Ciò che colpiva Monnie era che, nel suo
fare scherzoso di parlare, c’era sempre una punta di sarcasmo e un ché di
velenoso nei suoi confronti che non riusciva a capire bene, solo a percepirne
il dolore nel cuore come aghi pungenti su un’anima fragile. Tra gli sguardi
fugaci, tra una battuta e l’altra ci fu quello che segnò Monnie, quello in cui
la guardò dentro per qualche istante, sempre insieme al suo sorriso smagliante.
Quanti interrogativi senza mai risposta in lei. Poi di nuovo l’indifferenza.
Dopo quell’incontro la serata prometteva un proseguimento danzante, ma non si
ballava ancora e Monnie aveva bevuto davvero troppo vino per essere lucida fino
in fondo. Piek e gli altri deciso di ballare e così anche Monnie lo fece, ma
nel suo cuore, non si sentiva tanto serena per divertirsi davvero. Ballò, pochi
minuti, poi si mise a cercarlo. Quasi da farlo sembrare non costruito, chiese
nuovamente a Josep se era disponibile per un passaggio e lui le spiegò che
doveva accompagnare una tipa. E quindi? Chi chedere? Lei chiese se invece Nik era
disponibile, nel senso se non doveva accompagnare qualcun altro. Josep,
ingenuamente, le disse di chiedere a lui, e ciò sembrò un’impresa! Monnie cercò
educatamente di andare a parlargli, ma lui puntualmente scappava, quando si
accorgeva che lei si avvicinava. Possibile che si vedesse tanto il suo amore
disperato per lui in viso? Tanto da averne così paura? Monnie era stupefatta,
incredula, ma nessun altro, eccetto loro due sapeva, Josep al più, quindi,
ingoiando l’amaro, decise di andar in fondo alla questione. In quel loro
rincorrersi, senza dare troppo nell’occhio, finalmente riuscì a fermarlo e a
parlagli e dirgli semplicemente se poteva dare uno strappo a casa. Lui, tra i
suoi amici finti facoltosi, non potendo fuggire più le rispose che non avrebbe
avuto difficoltà, anche se sarebbe partito più tardi. Per Monnie non era una un
problema: era talmente disgustata per come l’aveva trattata che gli disse, pur
di non apparire ulteriormente invadente, che sarebbe stato lui a cercala quando
voleva andarsene. Lei girò i tacchi. Monnie cercò Piek, serena da una parte per
il passaggio, ma molto ferita dal comportamento evitante del suo medico. Come
poteva essere capace di cambiare personalità nei suoi confronti? Dov’era adesso
quel premuroso ragazzo che pochi giorni addietro cercava la sua voce al
telefono? Quale malsano gioco perverso di seduzione stava giocando? Monnie era
talmente confusa quanto ancora follemente innamorata e presa da lui…E così
seduta sul divanetto a chiacchierare, con il broncio, con il buon Piek che le
dava manforte alla sua devastante delusione, quando Nik si avvicinò a lei
dicendogli di che era tempo di andar via. Saluti e baci e lui dopo di lei a
salutare i suoi amici come se fosse il suo fidanzato. Che coppia strana
sarebbero stati davvero!
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