martedì 19 novembre 2013

L'ultimo volo Cap.5

Capitolo Quinto
SWEET NOVEMBER
(parte quarta)

Sapeva benissimo a cose sarebbe andata incontro, ma questa volta conosceva il suo avversario. Da quella domenica pomeriggio, non vagava più nella memoria di quell’amore rubato, adesso lo voleva puro, sin dall’inizio perché aveva finalmente ammesso a se stessa che di Nik, per quanto dicesse pubblicamente con gli amici stretti di non esserne emotivamente coinvolta, ne era innamorata, anzi, che lo amava. Ma la domanda principale che ci potrebbe porre, allora sarebbe: come si può pensare di “amare” una persona solo per le forti sensazioni che ti dà e dato, senza contare a quante volte ci ha strappato il cuore dal petto per i suoi sbagli, per i suoi comportamenti infantili e le parole sarcastiche e pungenti che non meritiamo? Al di là di queste domande, Monnie era così accecata da quelle forti sensazioni vissute sin dall’inizio per e con Nik, che anche la rabbia, la gelosia e la solitudine che derivava dalla sua continue assenza volontarie,  le davano lo stimolo per non mollare e credere fantomaticamente che  fosse la persona giusta. Ma si può scappare dalla persona giusta? Di sicuro , Monnie non lo era per lui visti i suoi atteggiamenti distaccati, ma in realtà Nik sapeva bene perché fuggiva. Non scappava da lei in quanto Monnie, scappava da lei perché la paura di innamorarsi era vibrante sotto la sua pelle ad ogni loro incontro e lui non voleva viverle più quelle emozioni anzi, le detestava quindi automaticamente lui detestava Monnie. Il sesso è un buon compromesso tra l’amore e il freddo distacco emotivo: la passione dell’atto erotico culmina con una serie di movimenti meccanici, invece fare l’amore lo fai con il respiro, con il tocco, con la voce, con l’amore.
Monnie conosceva ben poco Nik, ma lo amava abbastanza da perdonargli il suo freddo distacco, convinta che all’amore si rispondesse solo con l’amore, mentre lui usò l’indifferenza.

Dopo circa u paio di giorni dalla domenica della scampagnata, Monnie iniziò ad accusare alcuni fastidi all’addome. Dapprima non se ne preoccupò e cercò di regolarsi nella dieta e diminuì il vino rosso, ma i dolori non scomparvero e cominciò a parlarne anche con Jovy, la quale con un sogghigno le consigliò di farsi visitare da Nik, visto che era molto più immediato poi perché comunque molto bravo nel suo lavoro. Tanti interrogativi e ripensamenti,  quando alla fine l’unica cosa da fare era chiamarlo per fissare un appuntamento, da paziente questa volta.
Poiché il coraggio di sentire nuovamente la sua voce sbiascicare degli asettici “ ciao come stai” Monnie non l’aveva più, decise di inviargli un sms, telegrafico e preciso senza alcuna emotività. Qualche ora dopo, lui la richiamò e per telefono lei gli riassunse i suoi sintomi così da spiegargli il motivo di tale incursione o forse voleva sincerarsi che quella telefonata non fosse servita per altri scopi. Questa volta Monnie stava male davvero, niente di grave,  lui la visitò scrupolosamente. Certo, l’imbarazzo tra i due era palpabile: entrambi se la ridevano, Monnie soprattutto perché non appena lo guardava se ne innamorava di più. La sua voce, il suo respiro, il suo modo i cui la guardava e quel suo balbettare dolce che la faceva impazzire. Si, impazzire di un amore che non ci sarebbe stato mai.

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