Capitolo 2
EROS E THANATOS
(parte terza)
Monnie si alzò lentamente, si
diresse verso l’armadio e lo aprì:. Prese la sua biancheria pulita, una
maglietta e i pantaloncini dai cassetti e chiuse l’armadio. Poi si girò a sinistra e si ritrovò a guardarsi verso il grande specchio, appeso
nella parete opposta per qualche attimo. Cosa vedeva? Come si vedeva quella
mattina? Sebbene non ci fosse tanta luce nella stanza, Monnie si guardò
riflessa nello specchio: si toccò i suoi capelli lunghi color miele che le
scendevano arruffati sulle spalline della sottoveste color pesca, i suoi seni
piccoli che si intravedevano in trasparenza, la sua schiena sinuosa , le sue
gambe affusolate che le sembravano ancora più lunghe e sottili di sempre, ed i
suoi occhi azzurri che brillavano di una
luce diversa, e poi..il suo sorriso, il sorriso che era disteso, rilassato, quel sorriso naturale
che la sua bocca aveva dimenticato da molti anni. Ma la giornata era appena iniziata e non
c’era tempo per perdersi ancora a sognare ad occhi aperti, la vita fluisce in
un batter d’occhio e fu subito un pomeriggio afoso di inizio estate. Non appena
Monnie rientrò a casa, dopo il lavoro, sentì subito l’esigenza di farsi una
doccia che rinfrescasse la sua pelle e la rilassasse, perché lavorare con i
bambini era molto faticoso, stancante ma la gratificazione finale che quei
pupetti sapevano darle, le riempiva il cuore. Le chiavi sopra il mobile con il
grande specchio dell’ingresso, il lungo corridoio che conduceva alla prima
stanza, quella di Monnie, la calma ed il silenzio della casa la portarono
dapprima in cucina, per sorseggiare un po’ di acqua fresca guardando la scuola
superiore di fronte, appoggiata allo stipite della porta apriva che dava
direttamente su di un piccolo balcone, e poi ritornò indietro per dirigersi verso
bagno. Accese la sua playlist nello stereo ed iniziò a spogliarsi
lentamente, aprì il rubinetto della doccia e si immerse tra le migliaia di
goccioline che le bagnavano la pelle, come una carezza, come un conforto. Dopo
il suo viaggio fantastico, spenta la musica, Monnie si infilò l’accappatoio e,
tra una sensazione di panico e di eccitazione, prese il suo telefono cellulare
e rischiò nuovamente mandando un messaggio a Nik. “Che fai, se ti chiamo
rispondi?” scrisse Monnie.
Fu l’inizio di un dialogo virtuale. “ Sono appena
tornato a casa. Tu che fai?” Nik rispose.
“Sono tornata da poco”. E lui
“Giornata stancante?” , “Se consideri che ho dormito solo tre ore, che ho
pranzato al volo e che ho lavorato sino a mezz’ora fa, mah un po’ stanca lo
sono!” ma lei sapeva bene che la sua stanchezza si chiamava amore.
“Come mai hai dormito solo tre
ore? Cosa hai fatto? Le ore piccole!” , sarcastico come sempre Nik continuò ad
alimentare questa conversazione
messaggistica . “Piccolissime…sai, è stato l’effetto del tiramisù!” precisò, scherzando, Monnie e subito Nik
aggiunse “ E della casa vuota!”.
Quasi come ipnotizzata, Monnie
non riusciva più a contare quanti sorrisi gli aveva strappato sul volto lo
scambio di messaggi tra lei e il bel dottore, e per questo motivo non aveva la
minima intenzione di mettere la parola fine alla loro conversazione.
“Beh, per un po’ sono stata in
compagnia” gli scrisse e Nik le ripose
“ Spero una bella compagnia!”
“Diciamo…gradevole…ed inaspettata”.
Poi una pausa. Nik riprese a scriverle dopo alcuni minuto che per lei furono
più dell’eternità. “ Allora da rifare?” le
scrisse finalmente. Monnie fu sorpresa, fece un sogghigno, ancora avvolta nell’accappatoio,
seduta adesso sul suo letto che guardava attorno alla sua stanza, come a
ricercare tra quelle mura la giusta risposta a quella domanda inattesa. Intanto
Nik le inviò nuovamente un altro messaggio " E’ tornato il tuo coinquilino?”.
Era proprio questa la domanda a cui Monnie si sentiva in grado di rispondere? “
No, stasera sarò di nuovo sola.”
Un altro messaggio di Nik “Bis?”. A quel punto lei sentì in dovere di
capire dove la stava portando questa situazione, fece un respiro profondo e gli
rispose “Cosa è per te tutto questo?”. Sapeva di essersi esposta, ma, la sera
prima, lei gli aveva aperto il cuore e la sua intimità, perciò decise di essere
sincera, soprattutto con se stessa. Il giovane medico, dallo sguardo intenso e
dal sorriso disarmante, le rispose così : “ Una conoscenza in itinere. Sai, le
cose non si programmano, bisogna prima scoprirle!”. Monnie sembrò per un attimo esitare, ma poi
aggiunse : “ Ho già infranto le mie regole.” A quel punto Nik incalzò la
discussione scrivendole “Le regole
esistono solo nella nostra mente! Però, almeno stasera, non all’una di notte ci vediamo.”
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