Capitolo 1
La festa
(parte seconda)
Dopo un po' solo il fluire dell'acqua della doccia, il vapore dolce che
appannava lo specchio e le pareti tutte attorno, il sottofondo musicale e la
voglia di non rispondere più a niente, con il cervello, per quei quindici
minuti di isolamento celestiale, in cui tutto diventa così irreale e magico...Un
momento privato tra la pelle e il cuore, in cui il sapone evoca profumi
inebrianti di fiori o frutti esotici che sfiorano lo strato esterno dell'anima
e la schiuma, che rievoca giochi infantili fatti di bolle di sapone e
spensieratezza, e il tintinnio dell'acqua che si fa pioggia delicata e tiepida,
calda o fresca, a seconda della volontà, che viene a liberarti e piano piano ti
riporta alla realtà.
-Hai finito? Ho pensato di cucinare un veloce risotto con un sugo pronto. Ti va bene?- . Non c'è più nessun paradiso terrestre, Monnie chiuse il rubinetto , prese con una mano il suo asciugamano e ci si avvolse comodamente, si asciugò il viso con un altro e uscì dal box doccia , con il sorriso sulle labbra di chi ha vissuto un'esperienza mistica, rilassata e pronta per un'altra sfida, per un'altra partenza, ignara che proprio quella sera qualcosa l'avrebbe cambiata, forse resa migliore, forse le avrebbe ridato un po' di fiducia in se stessa, forse le avrebbe dato una nuova prospettiva.
-Si, Seth, hai per caso parlato?- disse Monnie non appena spense la radio ed uscì ancora umida nel corpo, dalla porta del bagno. -Si cara, è quasi pronto il riso. Io, intanto, apparecchio. Vuoi una birra gelata? Ho anche trovato una bottiglia di Vodka dentro allo sportello della cucina: sarà quella che hanno portato i ragazzi qualche sera fa ed è rimasta qui. Ce ne è ancora. -. Lei annuì e il suo coinquilino ritornò in cucina ad affaccendarsi con il risotto mentre Monnie si diresse verso la sua camera da letto. Davanti allo specchio, spazzolati i capelli ancora bagnati, il cellulare squillò, lei volse lo sguardo su di esso: era la sua migliore amica Jovy, era il segnale.
-Hai finito? Ho pensato di cucinare un veloce risotto con un sugo pronto. Ti va bene?- . Non c'è più nessun paradiso terrestre, Monnie chiuse il rubinetto , prese con una mano il suo asciugamano e ci si avvolse comodamente, si asciugò il viso con un altro e uscì dal box doccia , con il sorriso sulle labbra di chi ha vissuto un'esperienza mistica, rilassata e pronta per un'altra sfida, per un'altra partenza, ignara che proprio quella sera qualcosa l'avrebbe cambiata, forse resa migliore, forse le avrebbe ridato un po' di fiducia in se stessa, forse le avrebbe dato una nuova prospettiva.
-Si, Seth, hai per caso parlato?- disse Monnie non appena spense la radio ed uscì ancora umida nel corpo, dalla porta del bagno. -Si cara, è quasi pronto il riso. Io, intanto, apparecchio. Vuoi una birra gelata? Ho anche trovato una bottiglia di Vodka dentro allo sportello della cucina: sarà quella che hanno portato i ragazzi qualche sera fa ed è rimasta qui. Ce ne è ancora. -. Lei annuì e il suo coinquilino ritornò in cucina ad affaccendarsi con il risotto mentre Monnie si diresse verso la sua camera da letto. Davanti allo specchio, spazzolati i capelli ancora bagnati, il cellulare squillò, lei volse lo sguardo su di esso: era la sua migliore amica Jovy, era il segnale.
E così,
in una serata tiepida di Marzo, in una notte di un mercoledì di metà mese,
Monnie si ritrovava con in un luogo sconosciuto, a casa del nuovo fidanzato di
Jovy, il quale aveva organizzato una
piccola festicciola, ma con molti amici, colleghi universitari e persone da
poco conosciute, come Seth e Monnie stessa, conosciuti la sera precedente. L’aria
era allegra : in cucina luci erano soffuse e divani pronti per accogliere gli
ospiti, nel cortile contiguo si trovavano gli alcolici sui tavoli come anche gli stuzzichini, e di
fianco ai tavoli si trovavano il mixer e
lo stereo da dove partiva la musica. Non esisteva noia o stanchezza, Monnie era
così rilassata, così serena che quella sera si trovava insieme alla sua amica, immersa
tra gente nuova, e con Seth, l’amico di casa, con il quale era impossibile non
ridere e scherzare, lui, che era il
giullare intelligente di sempre! In quella situazione di allegria, tra chi
ballava e chi versava vino rosso, fecero il loro ingresso in cucina due ragazzi
che nella penombra e con le luci soffuse Monnie non riuscì subito a
focalizzare, ma ne vide solo la sagoma e qualche particolare: il primo giovane uomo era piuttosto alto e
robusto, con un giubbotto di pelle nera e jeans e con la barba incolta in viso,
“un gigante dal viso dolce” pensò
Monnie, e poi dietro di lui c’era qualcun altro. C’era lui.
-Oh
ciao Nick!- sentì Monnie, tra il frastuono della musica a tutto volume, e sì
girò il capo verso Jovy che stava parlando con il tipo del giubbotto nero.
–Oh
ciao Nick, come va come stai?- disse forte Seth, un po’ fuori di testa per i
cocktail che aveva bevuto, avvicinandosi a Monnie e Jovy che erano lì vicine
l’un con l’altra e con Nik che era
rimasto perplesso, visto che non aveva mai visto quella persona in vita sua.
Monnie rimase immobile, senza fiatare, sgranando gli occhi, imbambolata come chi è stata colpito da un fulmine a ciel
sereno ed i suoi occhi iniziarono a splendere nel buoi. Ella si accorse di Nik,
alto e longilineo, dalle spalle larghe sebbene indossasse un giaccone blu, colpita
dal suo sguardo intenso, dal tono della voce e soprattutto dal sorriso.
Possibile che in quella penombra le fosse tutto così chiaro?
Non appena Nik si
allontanò dalla cucina e andò verso il cortile per raggiungere il suo amico, il
gigante, Monnie, tremando, afferrò Jovy
per il braccio e subito le chiese chi fosse quel giovane uomo dal sorriso
smagliante. Jovy la guardò bene e rimase stupita da quella reazione
apparentemente così eccessiva e le disse che si trattava di un amico del suo
nuovo fidanzato, e che lui conosceva loro dai tempi del suo primo anno di università. Jovy le disse poi : - Rilassati! Ora
raggiungiamo gli altri fuori, in cortile e ci parliamo un po’,ok?-. Monnie la
guardò speranzosa, con un sorriso naturale sulle labbra e il cuore che le
batteva così forte che non sapeva se era
sotto l’effetto confusionale del vino rosso che stava sorseggiando o se la colpa era da
attribuire allo sciortino di vodka che aveva bevuto con Seth prima dei andare
alla festa, o ancora, si era semplicemente innamorata.
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