Capitolo Undicesimo
COME OGNI PRIMAVERA
(parte terza)
Lo
scompiglio interiore che ella sentiva dentro di sé trovò fondamento non appena capì che quel
rapporto instabile minava la sua felicità quando non lui non era lì con lei e
la sua assenza, come amico-amante-compagno le pesava. E poiché non era disposta
a soffrire ancora, Monnie decise di allontanare Vemis: era solo il 30 Aprile e quella
storia che sembrava averle dato speranza era chiusa, quasi archiviata e non
voleva più trascinarsi ricordi melodrammatici. Tutto si era chiusa ma un party
festaiolo aspettava solo lei. Quella stessa sera era ritornata radiosa,
brillante, con i propositi migliori per dimenticare il sottile dispiacere di
aver allontanato la sua ultima fonte di felicità, per affrontare probabilmente,
ancora una volta, gli occhi dell’amore
perduto, ovvero Nik.
L’ultima
volta, il loro ultimo incontro, si
verificò due giorni dopo che Monnie gli inviò quella email colma di dolore, di
amore. L’imbarazzo che si creò in quell’occasione tra i due fu sottile: lo
sguardo di Nik in quell’occasione si fece modesto, umile, quasi “amorevole”.
Niente compassione, quella no, perché lui, a suo modo, l’aveva amata anche durante
quel suo “tira e molla di emozioni” e sapeva bene di quanto dolore e tormento
le aveva procurato nel suo cuore smarrito da tante peripezie. Un cuore stanco
di battere forte, fortissimo, ancora più forte, sempre più forte, per poi
incepparsi, arrancare, bloccarsi, sfinirsi per la sua incertezza emotiva. Due parole cordiali e lo
sguardo mortificato di Monnie che non si aspettava di incontrarlo così presto,
anzi prestissimo! Sguardo basso, voce strozzata, cuore impazzito, le gambe che
iniziarono a tremare. Come non poteva accorgersene? Anche uno stolto avrebbe
notato quanta velata tristezza c’era negli occhi blu di Monnie, ogni volta che
lui si spostava tra i tanti, mentre parlava con le altre ragazze, tutte al di
fuori di lei. Ma questa volta Monnie lo sapeva, era preparata alla sua
indifferenza, ma le faceva male lo stesso, e di più , se pensava che due giorni prima gli
aveva inviato quella profonda email. Stette lontana dal lui, solo
“avvicinamenti” moderati visto che tutti conoscono tutti e si doveva far finta
di non essersi mai conosciuti, né amati né odiati. Adesso Monnie cercava di
farsene una ragione, aveva appena conosciuto Vemis, ma il suo trasporto per Nik
era un sentimento raro, una fissazione che non trovava risposta se non una
continua alimentazione nei suoi sguardi fugaci. Quella giornata trascorreva
tranquilla, lei ed i suoi amici e l’ammaliante ragazza dai lunghi capelli, la
giovane seduttrice che aveva conosciuto a Gennaio, che Monnie scoprì essere una
amica del gruppo di Piek e quindi anche lei avrebbe frequentato quel giro di
amicizie. Un po’ perplessa, un po’ preoccupata, ma doveva accettare qualunque
situazione gli venisse presentata perché non poteva intervenire e non l’avrebbe
più fatto, in fondo aveva già scoperto le sue carte ed aveva già giocato il suo
asso di cuori. Inoltre Monnie aveva con sé la sua macchina fotografica e la sua
voglia di intrappolare il mondo dentro quelle immagini, e lì c’erano i suoi amici: per alcune ore avrebbe potuto sopravvivere! In quella
particolare occasione, le associazioni di cui Monnie e Nik facevano parte
avrebbero dovuto anche rimanere la sera per la serata di gala, ma sicuramente
Monnie non sarebbe rimasta, mentre quella giovane decise di pernottare nello
stesso albergo della conferenza. Cosa avrebbe fatto Nik? Intanto lui era
propenso a dare corda alla “femme fatale”, lei lo guardava da lontano con il
cuore in mille pezzi, ma esteriormente nulla sembrava scalfirla. Tante foto,
alcune di circostanza, altre per amore,
ed ecco che in alcune era vicina alla sua fantomatica rivale, ad essere
quasi in imbarazzo, ed altre in cui c’era lui, quella luce negli occhi e le
mani che tremavano, ed una in cui c’era anche lei, casualmente vicina a quel
sorriso e quella sua mano grande che l’abbracciava. Quante emozioni per quei pochi
secondi che sembravo davvero interminabili, in cui Monnie era talmente
emozionata che non sapeva più sorridere, faceva fatica a trattenere un sorriso
spontaneo e tremava sperando che nessuno, e persino lui, non se ne accorgesse mentre lui la toccava con
passione quel suo fianco. Ma per quanto ci provasse era sempre più innamorata!
Come erano entrambi stupidi, follemente stupidi: chi nel negare l’evidenza dei
propri sentimenti, chi nell’ allontanarli per paura di soffrire e di essere abbandonato
nuovamente.